Aasiya Noreen, comunemente nota come Asia Bibi, ha ricevuto la pena di morte nel 2010, con l’accusa di aver fatto commenti sprezzanti sul profeta Maometto durante una discussione con una donna musulmana. Si tratta della prima donna cristiana ad essere condannata a morte in Pakistan, in base alle leggi sulla blasfemia, dopo che il suo ricorso è stato respinto dall’Alta Corte di Lahore giovedì scorso.
Tutto è nato dal semplice fatto che Noreen aveva portato un po’ di acqua per i suoi colleghi di lavoro, e una di questi si rifiutò di prenderlo, dicendo che non poteva accettare l’acqua dalle mani di una donna cristiana. La donna musulmana, insieme alla sorella (Mafia Bibi e Asma Bibi) erano apparentemente le uniche testimoni della frase blasfema pronunciata durante la discussione che ne è conseguita.
Noreen, è stata arrestata nell’estate del 2009, pertanto ha già trascorso cinque anni di carcere. I suoi avvocati hanno ancora una possibilità di appello presso la Corte Suprema del Pakistan.
Il caso ha attirato l’attenzione internazionale, e Noreen ha avuto alcuni sostenitori di alto profilo.
Papa Benedetto XVI ha chiesto al governo pakistano di concederle la grazia. L’allora governatore del Punjab, Salmaan Taseer, visitò Noreen in prigione e preparò una richiesta di grazia, con l’intenzione di presentarla al Presidente. Ma prima che Taseer potesse trasmettere la petizione al presidente, il suo bodyguard lo ha ucciso il 4 gennaio 2011, proprio a causa del suo sostegno nei confronti di Noreen e la sua avversità verso la legge sulla blasfemia.
L’avvocato di Noreen, Naeem Shakir ha cercato di mettere in evidenza tutti i vizi caratterizzanti l’accusa e l’inconsistenza delle prove a carico. Inoltre la denuncia originale, era stata presentata da un rappresentante religioso del posto, Muhammad Salaam, cinque giorni dopo il litigio, nonostante egli fosse venuto a conoscenza dei “fatti” solo indirettamente e successivamente.
Le leggi sulla blasfemia in Pakistan, troppo spesso vengono utilizzate per dirimere questioni personali e troppo spesso prendono di mira le minoranze religiose.
Troppo spesso la magistratura non si dimostra neutrale e imparziale come dovrebbe essere. Anche perché tali casi suscitano il forte interesse di estremisti, perciò i giudici del Pakistan vanno incontro alla loro ira e gravi ritorsioni qualora le loro decisioni in materia di blasfemia dovessero divergere. Il giudice Pervez Ali Shah, che ha dato la pena di morte per la guardia che aveva ucciso Salmaan Taseer, è fuggito dal Pakistan dopo aver emesso la sua decisione.
Anche se Noreen è stata tenuta in prigione negli ultimi cinque anni, la sicurezza è stata un problema serio per lei. Il marito, Ashiq Masih, e i loro tre figli adesso vivono in clandestinità in un’altra città. Come se non bastasse, nel dicembre 2010, un religioso islamico di rilievo in Pakistan ha offerto mezzo milione di rupie pakistane (più di 5.000 euro) per chiunque potesse uccidere Noreen.
Da quanto riportato, ci rendiamo conto di come la situazione attuale in Pakistan sia inaccettabile e vergognosa. E ci rendiamo conto che ancora molto deve essere fatto e urgentemente per cercare di cambiare le cose.