L’avvento di Internet e delle nuove tecnologie ha cambiato radicalmente lo scenario di un fenomeno non nuovo: l’abuso sessuale dei minori. In Rete circolano centinaia di migliaia di immagini e video pedopornografici spesso facilmente accessibili. Il materiale può essere prodotto con altrettanta facilità, utilizzando cellulari o videocamere, e facilmente viene caricato in Rete o può essere prodotto direttamente online tramite l’utilizzo delle webcam. La Rete, inoltre, può essere utilizzata da adulti interessati sessualmente ai minori come strumento per accedere a potenziali vittime. Di fronte a tale scenario, non è facile comprendere come intervenire. Il fenomeno è complesso, il ruolo che internet e le nuove tecnologie possono avere nell’abuso sessuale dei minori deve essere per prima cosa conosciuto e compreso nelle sue diverse espressioni, così come il rapporto che i giovani stessi hanno con questi strumenti. Per fare questo, sono chiamate in causa competenze e sfere di responsabilità differenti nell’ambito sia pubblico che privato. È chiamata in causa la famiglia, la scuola, le varie realtà educative e di aggregazione sociale, i servizi sociali e sanitari del territorio, le autorità di pubblica sicurezza, deputate al controllo del territorio, l’ambito giudiziario, ecc. Questo è veramente un problema di difficile soluzione, anche perché è come se fosse il rovescio della medaglia dei lati positivi di Internet. Se da un lato abbiamo uno strumento che ci consente di unirci, di poter fare delle cose che erano inimmaginabili fino a qualche anno fa, dall’altro lato c’è il Deep Web , il Dark Web , qualcosa che sfugge al nostro controllo e che comporta poi reati gravissimi che possono avere come vittime bambini di due anni o minori di ogni tipo. Non è semplice, gli strumenti che abbiamo a disposizione oggi non sono sufficienti e dobbiamo cercare di trovare insieme delle soluzioni. A fronte di tale complessità, uno specifico problema è dato sicuramente dalla carenza di coordinamento negli interventi: i diversi attori chiamati in causa, sviluppano conoscenze, approcci e metodologie di intervento non sempre coincidenti, le pur valide esperienze del territorio spesso non sono messe in rete e le competenze professionali non vengono armonizzate. L’Unione Europea deve contribuire a combattere tale difficoltà, deve predisporre norme e documenti per approfondire il tema dell’abuso sessuale online e promuovere una metodologia di intervento efficace. Inoltre, è necessario perseguire i colpevoli, proteggere le vittime e rimuovere i contenuti illegali da internet. La riforma sulla protezione dei dati, in corso di discussione, dovrebbe includere anche delle modifiche atte a tutelare meglio i diritti dei minori online. Ricordiamo che oltre l’80% delle vittime ha meno di 10 anni. Di certo la cooperazione internazionale e le indagini transnazionali devono essere rafforzate, poiché questo tipo di crimini abbraccia centinaia di paesi con differenti giurisdizioni e diverse forze dell’ordine. L’intervento di Ignazio Corrao in Parlamento europeo il 12 febbraio 2015 https://www.youtube.com/watch?v=Mff5iiG_BFU&feature=youtu.be]]>