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La mafia non è un brand. Lettera agli U.S.A.

La mafia non è un brand. Lettera agli U.S.A.

C’E’ UN LIMITE A TUTTO

Qualche giorno fa ho dovuto scrivere una lettera all’Ambasciatore U.S.A. in Italia.

Per scoprire le tradizioni antiche della Sicilia, un’agenzia di viaggio americana ti propone un tour durante il quale si incontra il figlio di un vecchio boss…. per parlare di mafia.

Cosa nostra, semplicemente, NON può essere un brand su cui lucrare ed aumentare i propri incassi.

Chiunque opera in Sicilia, che sia un turista di un giorno o un’azienda di famiglia esistente da generazioni, ha la possibilità e, soprattutto, la responsabilità di partecipare al superamento del sistema mafioso, oltre all’obbligo di rispettare tutte le vittime innocenti dello stesso.

Per questo ho scritto personalmente all’ambasciatore americano, Sig. J. Phillips, chiedendogli di prendere le distanze ufficiali dal tour operator e di intraprendere tutte le misure possibili. Per fargli comprendere la gravità della situazione, gli ho anche chiesto se si poteva immaginare un tour in cui si incontra il figlio di Osama Bin Laden per parlare di terrorismo e dell’affetto ricevuto dal padre.

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