PENSIERI PASQUALI DI RITORNO DALLA SARDEGNA
Vi risparmierò il classico “Tanti auguri di buona pasqua a tutti” foriero di interazioni social che tanto ci piacciono, non ne ravviso alcuna utilità e tendo a detestare quella spicciola retorica.
Un po’ per la cultura laica che mi ha accompagnato nel mio percorso formativo, ed un po’ per la natura ostinata e ribelle che mi trasporto nella genetica, non sono mai stato un grande amante delle festività, delle ricorrenze religiose e dei saluti ed auguri di rito e circostanza.
Ciononostante, ritengo assolutamente positivo il fatto che, analogamente a quanto accade per il natale, o simili ricorrenze previste in altre culture o religioni, siano istituzionalmente previste delle occasioni come queste per staccare la spina e poter trascorrere del tempo con i propri cari. Ritengo altrettanto apprezzabile il fatto che ricorrenze come questa ed altre, siano funzionali a mantenere vivi dei rapporti umani che altrimenti andrebbero inesorabilmente perduti.
Così anche per me, come per molti di voi d’altronde, anche se all’ultimo minuto e per una toccata e fuga, la Pasqua è stata l’occasione per ritrovare casa, dove ormai non tornavo da tempo a causa di una serie interminabile di su e giù e di avanti e indietro, di viaggi e di aerei, di incontri istituzionali e di lavori parlamentari. Naturalmente la serie, come è giusto che sia, riprenderà subito (martedì riparto per Istanbul per lavorare sulla direttiva visti, o visa package, se preferite).
L’ultima tappa è stata il nord della #Sardegna, terra emblematica, luogo dove si scontrano in modo evidente la magia generata dalla natura, con il vituperio causato dall’uomo e la sua logica utilitaristica. Sono stato votato ed eletto come legittimo rappresentante delle isole in europa, ed ho il precipuo dovere di ascoltarne le istanze e condividerne le soluzioni.
Così abbiamo incontrato, insieme con attivisti, candidati e portavoce del #M5S sardo, i dipendenti #meridiana ed i dipendenti #saremar. Due situazioni a cui rimando a separata sede, istituzionale, i giusti ed approfonditi commenti, ma che dimostrano entrambe l’altissimo tasso di irresponsabilità della politica, la sua incapacità di programmare, di immaginare la realtà e i bisogni dei cittadini che devono rappresentare. In un contesto multilivello.
I politici italiani sono in linea generale degli inetti. I politici italiani sono inetti al governo perché non sanno immaginare, quindi gestire con delle leggi adatte, le necessità dei singoli italiani.
Le autorità italiane, quelle governative, quelle provinciali, quelle cittadine, non hanno finora decretato un provvedimento che non sia tardivo, che non abbia bisogno di essere modificato, o anche di essere cassato perché, invece di provvedere, faceva rincrudire il malessere.
I politici non sono riusciti ad armonizzare la realtà perché sono stati incapaci di armonizzare prima, nel pensiero, gli elementi della realtà stessa. Essi ignorano la realtà, ignorano l’Italia in quanto è costituita di uomini che vivono, lavorando, soffrendo, morendo. Sono dei dilettanti, dei superficiali: non hanno alcuna simpatia per gli uomini. Sono retori pieni di sentimentalismo, non uomini che sentono concretamente. Obbligano a soffrire inutilmente nel tempo stesso che sciolgono gli inni alla virtù, alla forza di sacrificio del cittadino italiano.
Queste ultime non sono parole mie, ma è un estratto di un articolo di Antonio #Gramsci del 1917, il cui pensiero condivido in toto, a distanza di quasi 100 anni. Che cosa è cambiato da allora?
Spesso ci sentiamo davvero avvolti, quasi fino a sentirci protetti dal progresso tecnologico. Arriviamo quasi a pensare che il raffronto con il passato ci ponga in una condizione di superiorità intellettuale tale da non accettarne il paragone. Eppure se ci fermiamo un attimo ad osservare il funzionamento del macrosistema ci renderemo conto che, tutto sommato, non è cambiato un granché rispetto al passato. Gli uomini hanno ancora una enorme difficoltà ad autodeterminarsi. Gli uomini non riescono a pretendere con forza che siano garantiti dei sistemi in cui, rigidamente, determinate scale di valore non vengano messe in discussione.
Oggi noi viviamo in una società di paradossi. Dove gli uomini accettano tutto quello che gli viene propagato dai media, così diventa normale, ad esempio, che corrotti e corruttori facciano le leggi, che si possa avvelenare liberamente l’ambiente in cui viviamo tutti e che ci sia una pressione fiscale devastante in cambio di servizi da terzo mondo e senza un minimo di welfare.
Agli italiani è stato fatto accettare che si possa morire di fame mentre la ricchezza si concentra liberamente nelle mani di pochi soggetti, molti dei quali non hanno neanche idea di cosa sia il lavoro e la vita reale.
In un paese amministrato da corrotti e corruttori, che nella migliore delle ipotesi si limitano a svendere il paese alle grandi corporations mondiali e a farsi dettare la linea politica da ristretti gruppi di massoni internazionali, il problema dei media è cercare di screditare in ogni modo chi si non si presta a questo perverso gioco e cerca di rappresentare i cittadini in maniera onesta e pulita, ossia il #M5S.
Contro il Movimento 5 Stelle si è azionata una macchina del fango che probabilmente sarà oggetto di trattati da parte degli studiosi della materia nel futuro prossimo.
Le modalità attraverso le quali viene difeso il potere da parte di chi lo detiene è davvero meschino e non si distanzia di tanto dai metodi del partito nazionale fascista o simili esperienze autoritarie del passato.
La politica oltre ad essere inetta è sistematicamente ipocrita, cambia morale ad una velocità superiore a quella della luce, dice una cosa e ne fa sempre un’altra, si lancia appelli da sola e non li raccoglie adducendo scuse assurde che fa bere attraverso i media, si indigna e si costerna davanti alle tragedie ma ne è continuamente causa ed effetto. Anche di fronte al terrore la politica è inetta, ipocrita e voltagabbana. Così, per colui che siede inerme dinanzi alla televisione diventa normale gridare all’orrore e sfilare per #CharlieHebdo e non fare nulla per i morti di #BokoHaram, della scuola del Kenya o delle tante, troppe stragi a cui assistiamo ogni giorno. Per la politica non vi è morale ed etica e senso di equilibrio neanche nei confronti della morte.
Il sistema globalizzato di Governo, il modello occidentale capitalista e neoliberista, che è sempre più rassomigliante anche nei posti antropologicamente più diversi, ambisce ad un modello di uomo che deve necessariamente essere prima di tutto un buon consumatore, e contestualmente il meno pensante possibile.
L’unica concreta possibilità di emancipazione degli individui passa attraverso il processo di consapevolezza individuale sul funzionamento delle cose. Disciplina che andrebbe insegnata ad ogni essere umano, a partire dai bambini.
Mi sa che mi sono dilungato abbastanza, sarà già piuttosto faticoso per molti di voi leggere interamente questo post, quindi pubblicherò i pensieri a pezzi. Così come ho fatto finora.