L’Algeria è una Repubblica multipartitica il cui presidente, il capo dello Stato, viene eletto con voto popolare per un periodo di cinque anni. Il presidente ha l’autorità costituzionale di nomina (o di revoca) dei membri del gabinetto e del primo ministro, che è il capo del governo. Non ci sono limiti al mandato presidenziale, pertanto nel 2014, il presidente Abdelaziz Bouteflika, in carica dal 1999, è stato rieletto. I tre più significativi problemi circa il rispetto dei diritti umani sono le restrizioni alla libertà di riunione e di associazione, la mancanza di indipendenza della magistratura, e l’abuso di potere da parte delle forze di sicurezza che spesso fa un uso eccessivo della forza. Ci sono stati infatti alcuni casi di tortura e poi si evidenzia una corruzione diffusa e discriminazione sociale nei confronti delle categorie più deboli. Inoltre, il governo ha mantenuto restrizioni sui diritti dei lavoratori e non ha combattuto efficacemente il lavoro forzato. Il governo non ha preso misure sufficienti per indagare, perseguire o punire i pubblici ufficiali colpevoli di violazioni e crimini. L’impunità per la polizia e funzionari della sicurezza è rimasta un problema. Le autorità hanno continuato a sopprimere le proteste pacifiche, arrestando gli organizzatori in anticipo e quindi utilizzando la polizia per bloccare l’accesso ai luoghi di dimostrazione. I manifestanti venivano arrestati con l’accusa di riunione illegale, inclusi gli attivisti per i diritti umani e i leader sindacali. Il governo ha continuato a impedire la formazione di sindacati indipendenti, e a reprimere manifestazioni pacifiche e scioperi. Sebbene la Costituzione preveda il diritto di riunione e il diritto di associazione, il governo ha continuato a limitarli entrambi eccessivamente. Il divieto di manifestazioni ad Algeri è tuttora in vigore. Il Ministero degli Interni può negare una licenza o sciogliere qualsiasi gruppo considerato come una minaccia per l’autorità del governo o per l’ordine pubblico. Gli individui sono gravemente limitati nella loro capacità di criticare il governo pubblicamente. Le autorità hanno arrestato e detenuto molti cittadini a tal proposito. La legge prevede fino a tre anni di carcere per volantini o pubblicità che possa “danneggiare l’interesse nazionale”, o fino a un anno per aver diffamato o insultato le istituzioni quali il presidente, il Parlamento o l’esercito. I funzionari di governo monitorano gli incontri politici con il compito di constatare atteggiamenti “rivoltosi”. Hanno addirittura arrestato l’attivista Rachid Aouine per aver postato un commento ironico su Facebook in materia di proteste anti-shale-gas, condannandolo a sei mesi di prigione, successivamente ridotti a quattro. Non c’è bisogno quindi che io aggiunga altro per darvi un’idea di che aria si respira in Algeria e temo che, senza la volontà di cambiamento da parte del governo, non si possano fare grandi passi verso un miglioramento futuro.]]>