Itai Dzamara, il 9 marzo dello scorso anno, era dal suo barbiere di fiducia, nel quartiere di Glen View della capitale Harare, quando cinque uomini lo hanno ammanettato e lo hanno fatto salire su un furgone bianco con targa coperta, da quel momento di Itai Dzamara, giornalista e attivista per i diritti umani, non si è saputo più nulla. I tentativi del suo avvocato di rintracciarlo sono stati vani, così come lo sono state anche le indagini avviate dalla stazione di polizia di Glen Norah. Ci troviamo davanti ad un palese caso di sequestro di persona. Secondo alcuni attivisti vicini a Itai Dzamara, non sarebbe la prima volta che i servizi segreti sequestrano un’attivista e un oppositore del governo. Dzamara era da sempre impegnato nella critica al Presidente e al regime autoritario che governa il paese. La situazione dei diritti umani nello Zimbabwe è segnata da violenze, arresti di esponenti della società civile e intimidazioni nei confronti dei dirigenti e dei sostenitori dell’opposizione politica. Lo Stato dello Zimbabwe è guidato dal più anziano presidente del mondo, con i suoi 92 anni, Robert Mugabe ha messo in piedi un regime violentissimo, che ha causato nel paese degrado sociale e sofferenza. Decine di attivisti per i diritti umani e di militanti del Movimento per il cambiamento democratico (Mdc, la principale forza di opposizione) sono attualmente sotto processo per aver esercitato il diritto alla libertà di espressione, associazione e manifestazione. Recentemente, Itai Dzamara aveva lanciato una petizione per chiedere a Mugabe di dimettersi dalla presidenza e convocare nuove elezioni. Sono passati due mesi dal sequestro di Itai, quando il Parlamento Europeo ha deciso di riunirsi a Strasburgo per parlare del caso in questione. La situazione nello Zimbabwe è davvero preoccupante, se si è degli oppositori del governo si rischia di essere sequestrati e, troppo spesso, si rischia di essere uccisi. Le azioni dell’Europa, per cercare di risanare la situazione di terrore che vige nel paese, sono spesso prive di senso. A febbraio 2015 l’UE ha deciso di sospendere le sanzioni allo Zimbabwe, predisponendo 234 milioni di aiuti per il paese. Ricordiamo che le sanzioni erano state predisposte nel 2002 per protestare contro le violazioni dei diritti umani e della situazione anti-democratica che il paese viveva sotto il governo Mugabe, al potere dal 1980 e rieletto nel mesi di agosto 2013. La decisione dell’Europa di sospendere le sanzioni non ha, quindi, alcun senso. Il paese non tutela i diritti umani e le libertà fondamentali, continua a mettere in atto azioni repressive e a terrorizzare chiunque voglia lottare per i valori democratici. La posizione dell’UE non è coerente e andrebbe assolutamente rivista! In tutto ciò non dimentichiamo il ruolo della Cina, la quale finanzia il paese senza pretendere il rispetto dei diritti umani. Il colosso asiatico in Africa ha interessi economici sempre più forti, questo è divenuto palese quando il Presidente dello Zimbabwe, leader di un paese che non si è mai ripreso dalla drammatica recessione economica che lo ha afflitto tra il 1999 ed il 2008, ha indicato più volte la Cina come partner favorito per rilanciare l’economia. Ovviamente il governo della Cina non si è mai neanche preoccupato di garantire la protezione dei diritti umani nei suoi territori e per questo possiamo immaginare quanto avrà a cuore le libertà dei cittadini africani… Dobbiamo riflettere sul modo in cui l’Europa si relaziona con le altre potenze mondiali e in che modo decide di sostenere i paesi che affogano in una drammatica situazione dittatoriale, questo ci permetterà di avere a mente un quadro chiaro sul ruolo politico e commerciale dell’Unione Europea. L’intervento di Ignazio Corrao in Parlamento Europeo a Strasburgo il 21 maggio 2015 https://www.youtube.com/watch?v=dws0JWY9ilI]]>