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Il profitto delle multinazionali a discapito dei minori

di Monia Benini – Pensiero Libero – Il profitto delle multinazionali a discapito dei minori.

“Non ci può essere una rivelazione più profonda dell’anima di una società, del modo in cui tratta i suoi bambini” sostiene Nelson Mandela.

Un numero crescente di medici e di organizzazioni per la protezione dei consumatori sta chiedendo la messa al bando della pubblicità del cosiddetto junk food per i bambini. Nonostante l’impegno, assunto nel 2007, per un’ “EU Pledge” da parte di numerose multinazionali del settore alimentare in Europa, gli spot televisivi delle stesse aziende spingono oggi per la vendita di cibo spazzatura, ossia di alimenti che violano le indicazioni fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Come dimostrato da un recente studio condotto dall’organizzazione non governativa Foodwatch in Germania (euractive.com) , su 281 prodotti (di colossi, fra gli altri, come Kellogg’s, McDonald’s, Ferrero, Danone, Nestlé, Coca Cola, PepsiCo, Unilever) solo 29 avrebbero potuto essere reclamizzati per i bambini stando ai criteri definiti dall’OMS per una dieta bilanciata dal punto di vista nutrizionale.

Oltre alla pubblicità televisiva, spesso le multinazionali ricorrono a personaggi dei cartoni animati o dei fumetti per catturare i clienti più giovani: questa pratica infatti non è espressamente vietata dall’EU Pledge, che è un’iniziativa su base volontaria (non sono quindi previste sanzioni in caso di violazioni della “promessa” di cambiare il marketing dei prodotti alimentari per i bambini (EU PLEDGE).

L’appello lanciato dal Prevention Institute della California

 non suona dunque come un allarme esagerato, bensì come una denuncia effettiva di quanto sta avvenendo: l’industria del cibo, delle bevande e della ristorazione sta bersagliando i nostri bambini con massicce campagne pubblicitarie a sostegno del cibo spazzatura. I dati forniti dall’Istituto sono spaventosi:

– l’industria del cibo e delle bevande spende circa 2 miliardi di dollari l’anno nel marketing indirizzato ai bambini;

– l’industria del fast food spende oltre 5 milioni di dollari ogni giorno per la promozione destinata ai bambini di cibo non sano;

– i bambini vedono in media oltre 10 spot inerenti il cibo ogni giorno (oltre 4000 l’anno), di cui il 98% è costituito da alimenti ad elevato tenore di grassi, zucchero o sale;

– solamente il 21% dei giovani fra i 6 e i 19 anni mangia le 5 porzioni di frutta e verdura quotidiane raccomandate quotidianamente;

– negli USA, i costi attribuibili a una alimentazione errata e a scarsa attività fisica dovrebbero arrivare a un range fra gli 860 e i 956 milioni di dollari entro il 2030.

Dal momento che la pubblicità in tv è responsabile del condizionamento fra i giovani (e i meno giovani) e di conseguenza delle abitudini alimentari e della salute, non possono più bastare le promesse da marinaio delle multinazionali. E’ evidente che l’EU Pledge è stata essa stessa un’iniziativa marketing, ossia un modo con cui le corporations hanno cercato di apparire più attente alla salute dei (piccoli) consumatori. I fatti parlano da soli e il gioco insano delle multinazionali comincia dalla pubblicità del cibo-immondizia che sommerge i bambini. L’auto-regolamentazione è stata un bluff e sarebbe quindi opportuno che venissero assunte decisioni vincolanti in ambito europeo per impedire che si lucri a spese della salute dei cittadini più giovani.

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