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Lo stato dell’Europa: il fallimento dell’Euro

di Monia Benini – Pensiero Libero – Lo stato dell’Europa: il fallimento dell’Euro.

Il 9 settembre il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha tenuto il suo discorso sullo stato dell’Unione a Strasburgo davanti al Parlamento Europeo. Si tratta di una procedura ispirata dal discorso sullo stato dell’Unione tenuto dal Presidente degli Stati Uniti d’America, istituita con il Trattato di Lisbona per rendere più trasparente e democratico il dibattito politico all’interno dell’Unione. Questo sulla carta, perché per rendersi conto di quanto la democrazia e la trasparenza siano un paravento, basta pensare al peso specifico assolutamente limitato del Parlamento Europeo, l’unico organo effettivamente eletto dai cittadini, rispetto alle altre istituzioni europee.

Per quanto riguarda il contenuto del discorso pronunciato da Juncker, credo siano necessarie alcune sottolineature. Innanzitutto il Presidente della Commissione ha lamentato il fatto che non ci sono abbastanza Europa e abbastanza unione in quest’Unione Europea. In effetti, se c’è qualcosa che manca in questa Europa, sono proprio il peso e la voce dei cittadini europei, vittime delle politiche e delle decisioni di banche, grande finanza e multinazionali. Rispetto alla mancanza di unione (e quindi di solidarietà), chiunque se n’è reso conto per il modo con cui è stata trattata la Grecia, piegata e sottomessa dai contemporanei tiranni europei, allo scopo di “preservare l’integrità dell’area euro”. E l’integrità, o per meglio dire la sopravvivenza del popolo greco, quanto importa alla Commissione? Alla “democratica” Europa quanto importa l’espressione dei cittadini greci? Nulla, perché ha bellamente calpestato la volontà che questi hanno espresso con il referendum, esattamente come fece con la Francia e con l’Olanda quando bocciarono la Convenzione (costituzione) europea. Come ammesso da Valèry Giscard d’Estaing, nel suo articolo, i contenuti della Convenzione, bocciati appunto da due paesi europei attraverso il referendum, furono inseriti pressoché integralmente nel trattato di Lisbona. Alla faccia della democrazia e dell’unione dei cittadini europei.

Altro aspetto rilevante è la determinazione con la quale Junker ha affrontato il tema dell’immigrazione, indicando la necessità di gestire immediatamente la crisi dei rifugiati, non essendovi alternativa. Peccato che l’ottica dell’intervento sia stata miope, concentrata cioè abbondantemente sulle politiche dell’accoglienza e della distribuzione degli immigrati nei vari Stati membri, senza indicare alcuna scelta efficace per contrastare lo sfruttamento delle risorse, la militarizzazione e lo scoppio delle guerre (economiche, finanziarie, sociali, militari) che inducono tanti disperati a fuggire dalla propria terra.

Basti pensare al richiamo per un’offensiva diplomatica nei confronti della crisi in Siria e in Libia. Che cosa ha fatto l’Europa in questi Paesi? Dove era la Commissione Europea quando alcuni dei Paesi membri bombardavano la Libia? Quante armi sono state vendute anche da alcune realtà europee a quanti hanno contribuito a trasformare questi due Stati in una polveriera e in ultima istanza ad alimentare le fila del terrorismo che oggi minaccia l’Europa stessa?

Ci sarebbero molti rilievi necessari per il discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato da Juncker, ma mi voglio limitare a un ultimo accenno. Fondamentale. E’ la dichiarazione del fallimento dell’euro. Ammessa, cifre alla mano.
“La situazione economica e sociale parla da sola: oltre 23 milioni di persone sono ancora disoccupate oggi nell’Unione Europea, di cui oltre la metà sono senza lavoro da un anno o più. Nella sola area euro, più di 17 milioni e mezzo di persone sono senza lavoro. La ripresa è ostacolata dalle incertezze a livello globale. Il debito dei governi nell’Ue ha superato mediamente il rapporto dell’88% rispetto al PIL, e ha raggiunto almeno il 93% nell’area euro.”.

Le cifre parlano chiaro: se la situazione complessiva dell’Unione è tutt’altro che rosea, quella dei paesi che hanno adottato l’euro è peggiore. L’austerità, le imposizioni agli stati membri e la mancanza di poter agire con leve economiche a disposizione di chi ha la propria sovranità monetaria sono davanti agli occhi di tutti. Anche a quelli di Juncker, che tuttavia mette al centro, come già detto, l’integrità dell’area euro o, più chiaramente, l’integrità di un euro che va salvato a ogni costo. Purtroppo a spese dei cittadini europei. A danno dell’Europa dei cittadini. Al costo di avere un’unione dei popoli che manca, mentre quella della grande finanza speculativa e degli interessi delle grandi corporations gode di ottima salute.

di Monia Benini

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