Presidente Sergio Mattarella e Presidente Pietro Grasso. Con questa lettera aperta vi chiedo di intervenire in modo perentorio ed esemplare per ripristinare un minimo di moralità in uno Stato che sta veramente colando a picco.
Siete entrambi uomini di legge, entrambi siciliani e rispettivamente rappresentate la prima e la seconda carica dello Stato italiano.
Ho menzionato il fatto che siete siciliani e dovrei chiedere il vostro immediato intervento su centinaia di questioni che riguardano la nostra regione, ma qui non stiamo parlando di mafia e corruzione e neanche della mancata attuazione dello Statuto. Menziono il vostro essere siciliani, come me, perché stiamo parlando di moralità e di senso delle istituzioni, e siccome i siciliani sanno essere sia delle “cose inutili” (detto alla palermitana) che dei grandi eroi, so benissimo quanto per noi il rispetto delle persone, delle posizioni e delle istituzioni resta comunque un valore importante.
Perché, cari Presidenti, è proprio la mancanza di polso, di perentorietà, di fermezza e di autorevolezza da parte delle istituzioni nazionali a comportare una totale degenerazione dei comportamenti da parte degli stessi cittadini italiani.
Il livello di mediocrità, direi anche di squallore che hanno raggiunto molte delle nostre assemblee rappresentative, richiedono un pronto intervento correttivo che segni in modo indelebile la via per le istituzioni del futuro, dell’Italia che verrà.
I tanto numerosi quanto incresciosi episodi, che non elencherò ma che continuamente si verificano all’interno della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica (che più che una camera “alta” o una “house of lords” all’italiana, sembra un perfetto centro ricreativo per pregiudicati, disadattati sociali e criminali di bassa leva) rendono il nostro parlamento il modello emblematico ed assoluto della degenerazione nazionale.
Mi voglio soffermare soltanto sull’ultimo degli innumerevoli episodi incresciosi verificatosi e su questo specifico caso chiedo al Presidente Pietro Grasso di dimostrare di avere il polso di un uomo di legge e non di fungere da “passacarte” del Governo. Si, perché Pietro Grasso ha dimostrato ampiamente che i regolamenti del Senato sono interpretabili e funzionali al risultato. Adesso chiedo a Pietro Grasso di essere coerente con questa sua attitudine e capacità, nel forzare il regolamento del Senato, ed imporre una punizione ultraregolamentare, eccezionale ed oltremodo esemplare a tale Senatore “verdiniano” (?!?) Lucio Barani da Aulla, squallido figuro che siede nel consesso che lo stesso Grasso presiede, il quale ha mostrato tutto il suo “bon ton”, degno della più elevata “noblesse” toscana, mimando platealmente il “gesto del pompino” (si, proprio quello) nell’aula di palazzo madama alla senatrice della Repubblica Italiana Barbara Lezzi, lasciandosi poi andare in tanto copiose quanto squallide risate insieme con i suoi compagni di banco e di merenda (il riferimento all’espressione usata da Vanni e Pacciani, toscani come lui, non è per nulla casuale).
Cari Presidenti, dietro quel gesto e quelle risate si cela l’immagine del degrado che hanno drammaticamente raggiunto le istituzioni italiane. In tal senso non potrò di certo esimermi di raccontare ai rappresentanti degli altri paesi e ai loro organi di stampa, nella mia funzione di rappresentante dell’Italia in assemblee internazionali (a partire dal parlamento europeo), di cosa succede nello Stato italiano e di quali siano le conseguenze per gli autori di certi gesti.
Caro Pietro Grasso, si dice che il tempo sia galantuomo e che la storia alla fine dà sempre le giuste risposte, tocca a te decidere se vuoi passare alla storia come un inconsistente passacarte, un fiancheggiatore, un quaquaraqua qualunque, oppure se sei stato un presidente che ha avuto il polso di ripristinare un minimo di moralità nell’esercizio delle sue funzioni, applicando sanzioni eccezionali che hanno fatto da deterrente ad azioni simili per il futuro.
Il discorso sul valore del tempo e il racconto che di ognuno di noi fa la storia voglio estenderlo anche al Capo dello Stato Sergio Mattarella, perché da un Presidente della Repubblica i cittadini si aspettano certamente dei moniti chiari e precisi, ma anche che questi moniti siano seguiti da azioni concrete e se necessario da prese di posizioni decise ed eclatanti.
Il potere di porre il veto, sulla ratifica delle leggi che gli vengano presentate per la promulgazione, è uno strumento che può condurre un sistema politico ormai irrimediabilmente deviato ad una soggezione maggiore nei confronti della pubblica opinione e quindi anche delle conseguenze elettorali (unica cosa che preoccupa davvero chi lavora solo per la poltrona).
Non si può far finta di niente, far finta che tutto vada bene Presidente Mattarella, la legge elettorale che si sta elaborando per il futuro è l’ennesimo e voluto incidente costituzionale, voluto dai vertici dei partiti che controllando l’accesso in parlamento controllano di fatto anche l’indirizzo delle azioni politiche, negando di fatto validità al senso democratico e rappresentativo che i padri costituenti avevano voluto dare alla nostra carta costituzionale nel rispetto dello Stato di diritto.
Il Presidente della Repubblica non può e non deve essere relegato al ruolo di “ratificatore” delle azioni di un Governo che non guarda in faccia nessuno.
Il Presidente della Repubblica deve fare la voce grossa, specie in un momento particolare come questo.
Perché cari Presidenti, la storia non perdona nessuno, neanche quelli che per timore hanno preferito non esporsi troppo quando potevano e dovevano farlo.
Da uomo di diritto a uomini di diritto, da membro delle istituzioni a membri delle istituzioni, da siciliano a siciliani.
Cordialmente,
Ignazio Corrao