di Monia Benini – Pensiero Libero – Portogallo: ritorno al passato?
Durante la guerra coloniale, sotto il regime dittatoriale di António de Oliveira Salazar, furono molti i Portoghesi che decisero di emigrare. La punta massima fu raggiunta nel 1966 con ben 120.239 persone che abbandonarono il proprio paese. Se volessimo fare una proporzione con l’Italia di oggi, dovremmo immaginare più di 800.000 nostri connazionali che se ne vanno in un solo anno (mentre con il picco del 2014, il numero di espatri italiani è stato di 101.297).
Ebbene, il gravissimo dato storico portoghese è stato superato per ben due volte, nel 2012 e nel 2013 (rispettivamente 121.418 e 128.108 Portoghesi hanno lasciato il Paese), per sopravvivere alla morsa della crisi e dell’austerità.
Il nuovo regime che sta sottraendo linfa vitale al Paese, privandolo di molte forze per il futuro, ha il volto dell’Euro e delle misure imposte per il salvataggio della moneta unica “a ogni costo”. La democrazia e la libertà sono, infatti, state immolate per difendere proprio il regime di austerità imposto al Portogallo dalla Troika (BCE, UE e Fondo Monetario Internazionale). E a sancirne la morte è stato proprio il Presidente del Portogallo, Anibal Cavaco Silva: “Dopo aver portato avanti un programma oneroso di assistenza finanziaria, che comporta pesanti sacrifici, è mio dovere, nell’ambito dei miei poteri costituzionali, fare di tutto per evitare che siano inviati falsi segnali alle istituzioni finanziarie, agli investitori e ai mercati”.
Che cosa ha fatto, in pratica, il Presidente del Portogallo? Ha annientato la democrazia, ha calpestato l’espressione elettorale di chi si è recato alle urne e ha prodotto una situazione assolutamente insostenibile.
Alle elezioni politiche d’inizio ottobre, è risultata vincitrice la coalizione di centro-destra pro-austerity del premier Pedro Passos Coelho, ma con una leggera flessione che non gli ha permesso di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento e perdendo così la possibilità di formare il governo. I socialisti (che pur essendo allineati con le misure di austerità, ne avrebbero auspicato dei correttivi) si sono invece attestati al 32,38%. Nell’area di minoranza è però avvenuto un fatto davvero storico: i socialisti si sono resi disponibili per la formazione di un governo insieme al Bloco de Esquerda e alla restante sinistra su posizioni molto dure rispetto alla Troika.
Tuttavia, la persona che sulla base della Costituzione portoghese avrebbe dovuto attribuire l’incarico di governo al nuovo blocco inedito, ha gettato la maschera. Il Presidente Cavaco Silva ha usurpato i poteri del Parlamento impedendo la formazione di un governo meno allineato con i diktat della Troika “per ragioni d’interesse nazionale”.
Anche se la nuova coalizione gode della maggioranza assoluta nel governo del Paese e ha ottenuto il mandato popolare per ridiscutere, se non abbattere del tutto, le imposizioni della stessa Troika, il Presidente ha strangolato la democrazia per salvaguardare l’euro e le sue catene.
Dovrebbe quindi essere la minoranza filo-Troika, secondo Cavaco Silva, a governare per soddisfare i propri aguzzini e compiacere i mercati finanziari esteri, perché ha sostenuto: ” In 40 anni di democrazia (sic!), nessun governo in Portogallo è mai dipeso dal sostegno di forze anti-europee, vale a dire quelle forze che hanno condotto una campagna per abrogare il trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il patto di stabilità e di crescita, oltre che per smantellare l’unione monetaria e portare il Portogallo fuori dall’euro, e volere lo scioglimento della NATO.”
Ora, mentre sembra certo un voto di sfiducia al governo desiderato dal Presidente del Portogallo (e presumibilmente da molti rappresentanti che siedono nel Consiglio dell’UE), si susseguono i tentativi di convincere i socialisti portoghesi a fare come Tsipras in Grecia, “modificando” il proprio mandato elettorale, formando un governo con transfughi dalla coalizione di centro destra di Pedro Passos Coelho (o viceversa).
Il Paese, come stabilisce la Costituzione, non potrà andare a nuove elezioni sino alla seconda metà del 2016 e in caso di stallo è prevedibile quanto velocemente possa innescarsi la speculazione finanziaria internazionale così come le punizioni della Troika stessa.
Snoccioleranno le loro formule magiche di austerità, torneranno a dare i numeri sul debito pubblico che ora è al 130% del PIL. Diranno che non c’è altro dio all’infuori dell’euro e si prepareranno al pollice verso nei confronti del Portogallo, mentre il vero Giuda sarà chi sta calpestando la democrazia e la volontà dei cittadini.