,

Vince il CCM in Tanzania, ma elezioni annullate a Zanzibar. Io c’ero

Lo scorso fine settimana sono stato in Tanzania come osservatore internazionale.

La Repubblica Unita della Tanzania è stata sede di grandi tensioni e scontri politici, nonostante sia stata una delle democrazie più stabili tra i paesi dell´Africa, è stata governata dalla fine del colonialismo inglese (1964) dal partito di Chama cha Mapinduzi (CCM). Il quarto presidente eletto della Tanzania, Jakaya Kikwete, ha governato per ben due mandati, durante i quali ha contribuito notevolmente alla crescita economica del paese, non riuscendo tuttavia a  colmare le diseguaglianze e la  corruzione. Da quando il sistema politico multi-partito è stato introdotto in Tanzania, ci sono stati quattro elezioni presidenziali e parlamentari. Il 25 ottobre 2015 si sono tenute le quinte elezioni nazionali, in concomitanza con le elezioni svoltesi a Zanzibar, dove si sono registrati spesso incidenti e si è votato anche per rinnovare il Presidente della Regione Autonoma ed il Parlamento locale.

Zanzibar Bandiera Zanzibar

tanzania Bandiera Tanzania

Per la scelta del candidato presidenziale, il CCM ha preferito nominare John P. Megafuli, escludendo l´ex Primo Ministro Edward N. Lowassa. Tale decisione  ha portato Lowassa (che abbiamo incontrato e si è detto sicuro di vincere) a presentarsi come candidato Presidente di una opposizione per la prima volta forte e competitiva, formata da un unione di coalizione denominata UKAWA, in cui sono confluiti  il Partito Conservatore o Centrista (CHADEMA) , la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), il Partito Liberale (CUF), e il Partito Social Democratico (NCCR). Per la prima volta nella storia della Tanzania il CCM ha trovato una forte opposizione e ha rischiato concretamente di perdere.

I risultati delle elezioni (arrivati solo giovedì a causa di numerosi problemi, quali attacchi ad alcune sezioni elettorali da parte di gruppi armati) hanno visto la vittoria del candidato del CCM Megafuli; Tuttavia è stato richiesto il conteggio delle schede da parte del partito di opposizione capeggiato da Lowassa, per presunti brogli. Così come ampiamente immaginabile mentre ci trovavamo lì.

Ma il vero caos e le più grosse tensioni si sono registrate come sempre a Zanzibar, luogo che noi occidentali conosciamo come splendido resort dalle spiagge bianche ma che è in realtà tristemente noto anche per la povertà e le violenze, come quelle che hanno portato a diversi morti e feriti durante le ultime tornate elettorali.

Io la domenica l’ho trascorsa lì, spostandomi da FìDar es Salaam a Stone Town e muovendomi tra posti di blocco e notizie di tensioni che rimbalzavano tra un collegio e l’altro. In un caldo insopportabile che ti faceva scivolare via anche le varie allerte che ricevevamo. A Zanzibar è successo che il candidato Presidente uscente Moha-med Shein, del partito di Governo CCM, è stato presumibilmente sconfitto dal candidato di opposizione Seif Sha-rif Hamad del  Fronte civico unito (CUF), che hanno cominciato a festeggiare il lunedì mattina provocando una pronta reazione delle forze di sicurezza della regione.

La Commissione elettorale di Zanzibar (ZEC), autonoma rispetta alla Commissione centrale della Tanzania (NEC), ha annunciato l’annullamento delle elezioni  dopo aver riscontrato “gravi violazioni”. Varie le denunce, come ad  esempio quelle relative a brogli diffusi,  persone che hanno votato due volte e persone decedute incluse nelle liste. Zanzibar è considerata una roccaforte del principale partito d’opposizione, il CUF, il quale ha protestato per l’annullamento delle elezioni e ha accusato il governo di averlo fatto perché l’opposizione aveva vinto.

Insomma, il CCM resta al comando e l’apertura della Tanzania alle speculazioni internazionali di ogni tipo continua. Era una buona occasione per dimostrare al mondo che il sistema multipartito funziona e va preso da esempio da tutta l’Africa. Questa operazione è riuscita a metà. Ma in un’area geografica così sensibile e delicata (vicino c’è Rwanda, Uganda, Burundi e Kenya) la stabilità politica rimane la priorità assoluta e va scongiurato in ogni modo il pericolo di scivolare in una spirale di sangue simile a quelle che si sono registrate troppe volte nei paesi limitrofi.

 

Condividi