Non ho scritto alcun post in questi giorni (e mi scuso con voi) perché per il fine settimana lungo sono tornato in Africa in un posto in cui è difficile connettersi, e per una delegazione parlamentare pressoché unica.
La definisco unica perché è la prima e la sola delegazione parlamentare dell’intero pianeta che ha deciso di venire in #SierraLeone da quando è scoppiata l’emergenza #Ebola.
Significa che da quasi un anno e mezzo ad oggi solo io e i miei 3 colleghi (tedesco, spagnola e polacco) della commissione sviluppo e cooperazione internazionale abbiamo deciso di venire a vedere cosa sta succedendo qui in West Africa.
La Sierra Leone era già uno Stato fragile, con un sistema sanitario ed educativo da brividi, con altissimi livelli di corruzione e in cui già quasi nessuno voleva andare a causa della recente guerra civile, della totale carenza di infrastrutture (pensate che dall’aeroporto internazionale alla capitale Freetown abbiamo dovuto prendere un motoscafo anni ’70) e delle annose violenze legate al controllo delle miniere (i famosi Blood Diamonds di cui è ricca questa terra).
L’emergenza #Ebola non ha fatto altro che amplificare dei grossi problemi che già c’erano…
Vista la particolarità della visita l’ambasciatore UE ha deciso di organizzarci un tour de force in cui abbiamo a mala pena il tempo per dormire qualche ora…
Così siamo passati da incontri con il Presidente e l’intera squadra di Governo (tutti i Ministri, non per scherzare), in cui abbiamo fatto il punto degli accordi di cooperazione allo sviluppo, a sopralluoghi con le ONG può attive durante l’emergenza, come Medici Senza Frontiere, Save The Children e l’italianissima Emergency di Gino Strada, che ho insistito per mettere a programma e che ha stupito l’intera delegazione.
Si, perché nel bel mezzo delle bidonville e in un paese in cui il sistema sanitario è pressoché inesistente, l’ospedale di emergency alla periferia di Freetown è meravigliosamente simbolico di come la forte volontà di un’organizzazione possa essere un esempio per il sistema sanitario di un intero paese.
I ragazzi di emergency qui salvano continuamente vite umane, continuamente ed ininterrottamente. Hanno tirato su una struttura invidiabile, all’avanguardia, che funziona perfettamente. Sono un esempio di cooperazione positiva ed efficiente. Di cui sono davvero orgoglioso.
Perché per una volta essere Italiano, da queste parti del mondo, può anche essere relazionato a qualcosa di estremamente positivo piuttosto che ai soliti casi di corruzione…
Tutto questo perchè proprio le ONG sono state le uniche a capire, sin dai primi contagi, che la situazione era grave e sono state le uniche a dimostrare reattività ed efficacia.. mentre l’UE e gli stati membri hanno finora solo impegnato una parte degli 1,8 miliardi di euro di fondi promessi per l’aiuto umanitario, per i progetti di sviluppo e per la ricerca.
Adesso ci stiamo spostando all’interno del paese in direzione Guinea, dove il virus è nato ed ha fatto più danni. La visita in questi luoghi è necessaria non solo per capire cosa e chi bisogna supportare e finanziare con i soldi dei contribuenti europei, ma soprattutto serve a capire le cause profonde che originano e alimentano le migrazioni.
Ogni giorno che passi in Sierra Leone, a questi ritmi, vale un mese di racconti. Ma la mia connessione purtroppo finisce qui. Ci sarà tempo in futuro per i tanti resoconti.
Ps. Il medico che vedete nella foto con me è Dottor Paolo, pediatra, ed è un mio conterraneo (di Cefalù) che salva bambini qui in Africa.
Lui è un eroe ed io sono contento di conoscere Siciliani del genere su questo parallelo!