Colombia – 13 novembre 2015 il Professor Dussán Calderón dell’Universidad Sur Colombiana è presidente dell’ASOQUIMBO, l’associazione dei danneggiati dal “Progetto idrologico di El Quimbo”.
Il Professor Dussán Calderón ha firmato una relazione i cui si denuncia un grave danno ambientale, dovuto alla distruzione parziale della riserva naturale colombiana, un grave danno alla popolazione di sei municipi, violandone diritti fondamentali come il lavoro, l’alimentazione, la salute e la sottrazione di terre. Sino ad oggi, tutte le proteste organizzate dalle vittime sono state represse dalle Forze dell’ordine.
Secondo alcune informazioni, ricevute dall’Osservatorio per la Protezione dei Diritti Umani, il professor Dussán Calderón è stato citato in giudizio dall’Unità di Risorse naturali e dell’ambiente del Ministero della Giustizia della Repubblica della Colombia a seguito della denuncia da parte dell’impresa che sta realizzando il Progetto idrologico di El Quimbo.
L’impresa è la EMGESA S.A.E.S.P., un’impresa che fa parte della galassia ENEL e che è la concessionaria del “Proyecto Hidrologico de El Quimbo” il quale è situato nel dipartimento del Huila, al sud della Colombia. La concessione fu rilasciata nel 2009 dal governo nazionale. L’opera occupa la gran parte de la Reserva Forestal dell’Amazzonia colombiana, in un’area sottratta da questa riserva grazie ad un atto amministrativo che ha reso possibile la costruzione del Progetto.
L’Osservatorio per la Protezione dei Diritti Umani, inoltre informa che già nel 2012 il professor Dussán Calderón aveva fornito informazioni e sollecitato il Ministero della Giustizia sugli studi che evidenziavano proprio i danni ambientali del Proyecto Hidroelectrico El Quimbo.
Il 13 ottobre 2015, in anticipo di parecchi mesi, è stata inaugurata la nuova centrale Enel, in Colombia, a circa 350 km da Bogotá. L’investimento economico è stato di circa 1,2 miliardi di dollari e rappresenta il più grande mai realizzato da ENEL in Sud America.
La centrale, si legge dai comunicati stampa, dovrebbe riuscire a garantire la copertura del fabbisogno, in termini di energia elettrica, per il 4% del paese. Inoltre, la stessa, avrebbe un ruolo importante nell’aiutare la popolazione a combattere la siccità e i problemi sulla rete elettrica causati dal fenomeno El Niño.
Sempre dai comunicati stampa si apprendeva che, gli 1,2 miliardi di dollari statunitensi, oltre a coprire tutte le spese legate all’impianto, sarebbero stati utilizzati anche per aiutare la popolazione locale. Infatti, sono state create due unità abitative per accogliere più di 400 persone, costruiti alcuni ponti tra cui per esempio il viadotto più grande di tutta la Colombia. Inoltre, a tutela dell’ambiente e della sua biodiversità, sono stati ripristinati undici mila ettari di vegetazione tropicale.
Peccato che la popolazione locale, aiutata dalle maggiori organizzazioni mondiali che si battano per la difesa del bene comune e dei diritti umani, si sia sempre opposta a questa “generosa offerta” da parte dell’Enel. Infatti, i comitati locali riuniti nell’associazione AssoQuimbo presidiarono il territorio del dipartimento di Huila, in Colombia, per opporsi alla costruzione della diga che ha inondato 8.500 ettari delle terre agricole più fertili del paese – 6 i comuni coinvolti – e pregiudicando un territorio ricco di biodiversità, naturali e culturali, e abitato da circa 3.000 persone. Il blocco dei movimenti civici colombiani intendeva anche fermare lo scavo di un tunnel di 400 metri che ha deviato il fiume Magdalena, mettendo a rischio di sopravvivenza intere popolazioni locali.
Il 20 febbraio Enel e Endesa deviarono il corso del Magdalena, il più grande fiume colombiano, causando un danno irreparabile. Le comunità resistettero, si accamparono nella zona dei lavori, per impedire il danno. Da un lato c’erano centinaia di persone, pescatori, costruttori, braccianti, contadini e mezzadri, accampati lungo il fiume. Dall’altro bulldozer, scavatrici, luci che illuminavano a giorno il cantiere degli italiani e degli spagnoli. In mezzo esercito e ESMAD, i tristemente famosi squadroni antisommossa colombiani che dalla loro creazione ad oggi, hanno ucciso decine di persone reprimendo il dissenso.
L’impresa richiese l’intervento dell’esercito e degli antisommossa. Lo sgombero ebbe inizio martedì 14 febbraio 2015.
http://www.yaku.eu/primapagina_articolo.asp?id=1965
http://defensaterritorios.wordpress.com/
La risposta a quelle proteste e al tentativo di difendere il bene comune fu la richiesta da parte delle multinazionali Enel-Endesa nei confronti del governo colombiano e dell’esercito antisommossa di sgomberare in quelle ore il territorio dai manifestanti.
Questo è il concetto di cooperazione allo sviluppo che il governo italiano, grazie alle sue multinazionali come Enel, Eni, Impregilo, Salini etc…, esporta nel mondo. Le stesse multinazionali che sono state create e fatte crescere grazie alle tasse che i cittadini italiani sono costretti a pagare.
Questo pensiero è stato scritto per denunciare il falso aiuto alla cooperazione allo sviluppo che stati membri dell’UE come la Francia, il Belgio, l’Inghilterra e l’Italia perpetrano nei paesi più poveri del mondo e quelli in via di sviluppo.
In conclusione, ci uniamo alla richiesta dell’Osservatorio per la Protezione dei Diritti Umani per chiedere alle autorità colombiane di:
1-Porre fine a tutti i tipi di atti di osteggiamento contro il profesor Dussán Calderón e altri rappresentanti di ASOQUIMBO, cosi come in generale contro tutti i difensori dei diritti umani nel paese;
2-Difendere pubblicamente attraverso discorsi ufficiali e dichiarazioni pubbliche la legittimità delle attività dei difensori dei diritti umani e specialmente la legittimità delle attività del professor Miller Armín Dussán Calderón y de ASOQUIMBO.
3. Assicurare l’applicazione dei disposti dalla Dichiarazione sui diritti umani, adottata dall’Assemblea Generale dell?ONU il 9 dicembre 1998.
4-In generale, garantire il rispetto dei diritti umani e le libertà fondamentali in tutto il paese in conformità con le norme internazionali dei diritti umani ratificata in Colombia.
Hostigamiento judicial Colombia 13 de noviembre de 2015:
Blog professor Dussán Calderón