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L’educazione. Un diritto indispensabile per conoscere e rivendicare altri diritti

Nel mondo circa 200 milioni di minori lavorano, spesso a tempo pieno, e sono privati di un’ educazione adeguata, una buona salute e del rispetto dei diritti umani fondamentali.

Oggi sono passati 26 anni dall’approvazione, da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU, della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Centinaia di migliaia di minori ogni giorno sono privati di una vita dignitosa e delle opportunità per sviluppare i propri talenti, anche a causa della crescente illegalità di cui sono vittime dirette e indirette, molti  ritrovatisi orfani o adescati e arruolati giovanissimi nelle file della criminalità organizzata. Per darvi una idea del fenomeno anche a casa nostra in Italia un bambino su 20 non può contare su due paia di scarpe l’anno e non riceve un pasto proteico al giorno. Quasi 1 su 10 vive in famiglie che non possono permettersi di invitare a casa i suoi amici, festeggiare il suo compleanno, comprargli  abiti nuovi, libri non scolastici, mandarlo in gita con la sua classe. 1 su 6 non ha la possibilità di frequentare corsi extrascolastici quasi 1 su 3 di trascorrere almeno una settimana di vacanza lontano da casa. Solo 3 bambini su 10, che frequentano la scuola primaria, hanno il tempo pieno a scuola e nel 40% degli istituti scolastici principali non c’è il servizio mensa. E’ la fotografia scattata dal sesto Atlante dell’Infanzia “Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili”, realizzato da Save the Children.

La povertà minorile in Europa (dal Rapporto sui diritti globali 2015) continuano a creare allarme e a rappresentare una pesante ipoteca sul futuro, se si pensa a come in molti Paesi il disagio delle famiglie più povere risulti stabile e continuativo nel tempo, con una bassa mobilità sociale. La povertà dei più piccoli mostra la debolezza dei nostri sistemi sociali, le origini familiari ed il contesto di residenza determinano le condizioni di vita molto più di quanto sia attribuibile alle caratteristiche e ai comportamenti individuali, eliminando l’immagine di società aperta e democratica, ove le opportunità sono egualmente distribuite e il merito individuale premiato, grazie ai bambini la retorica liberista del merito è minata dal dato crudo della povertà dei bambini e dalle sue dinamiche che oggi sono sotto l’attenzione del mio ufficio.

Il rischio povertà per i minorenni ha una percentuale del 27,6 (25% in area euro), si tratta di circa 27 milioni, in Grecia, Bulgaria, Irlanda, Ungheria (fonte Save the Children, 2014). Osserva Eurostat che i minori sono a serio rischio povertà in almeno 20 Paesi membri, e che si arriva a una percentuale del 51,5% in Bulgaria, 48,5% in Romania, 43% in Ungheria, 38,1% in Grecia e 32,6% nel Regno Unito. Le variabili che influiscono su queste povertà sono «le difficoltà occupazionali dei genitori, correlate al livello di istruzione, la numerosità del nucleo familiare, e l’efficacia o meno degli interventi di welfare» (Eurostat, 2015 a).

Nelle ultime settimane in Commissione DEVE (Cooperazione allo sviluppo e Aiuto umanitario) ho partecipato alla stesura, modifica e approvazione di una proposta di risoluzione e un’Oral Question da far votare a Strasburgo il 26 novembre in occasione della seduta plenaria del Parlamento europeo. Il titolo della risoluzione è “Education for children in emergency situation and protracted crises”.

Se i bambini non studiano e i genitori non hanno un lavoro, non avranno mai ragione…

Abbiamo inoltre presentato 3 emendamenti, uno ricorda il premio Nobel per la pace assegnato all’UE grazie all’iniziativa Bambini per la Pace, gli altri, tutti compresi nei compromessi approvati, riguardavano l’importanza del sapere e dell’istruzione al fine di proteggere e salvaguardare il futuro di tutti. Un bene comune immateriale fondamentale, ma che serve anche a conoscere e far valere i propri diritti fondamentali come quello di rimettere in moto l’economia attraverso sistemi distribuiti, ecologici e sostenibili.

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