25 novembre, di amore non si deve morire

25 NOVEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE. DI AMORE NON SI DEVE MORIRE

Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi ma l’indifferenza dei buoni diceva Martin Luther King. Frase più che azzeccata in un giorno come questo.
Continuando con le citazioni, sono sempre stato colpito da slogan del tipo “Un uomo violento non merita il tuo amore. Merita una denuncia” o “hai un solo modo per cambiare un fidanzato violento. Cambiare fidanzato”…
Pensateci, pensiamoci perché riguarda le vite nostre e dei nostri cari…

Lo dico perché ognuno di noi ha un’enorme responsabilità, quella di poter intervenire in tempo ed evitare una possibile tragedia. Bisogna essere radicali con le persone violente, e se si comprende che la vittima è in uno stato di sudditanza psicologica tale da non poter intervenire e denunciare, siamo noi a dover prenderci questa responsabilità.

Oggi, 25 novembre, ricorre la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, data riconosciuta dall’ONU e scelta in onore delle sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana uccise il 25 novembre 1961 per la loro opposizione al regime dittatoriale.

Purtroppo dal 1961 ad oggi non si è risolto per niente il problema (ne stiamo discutendo in aula a Strasburgo in questo momento) e la violenza contro le donne resta un fenomeno ampio e diffuso di cui si parla troppo poco…

In Italia (Istat) sono quasi 7 milioni le donne che hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subito stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.

Sono proprio le persone più amate e fidate, i partner attuali o gli ex, quelli commettono le violenze più gravi. Il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente.

Il 15% delle donne vittime di violenza dichiara infatti di avere difficoltà nell’educazione dei propri ragazzi. Molte denunciano anche perdita di autostima, ansia, attacchi di panico, fobie, disturbi del sonno e dell’alimentazione.

Negli ultimi due anni in Italia solo 6 milioni, senza trasparenza, sono arrivati nei centri antiviolenza.

Bisogna trovare insieme, culturalmente, il modo per agire in modo concreto e combattere questa difficile battaglia di civiltà. La sfida si gioca dentro ogni casa, con i nostri parenti ed amici.
Si tratta di difendere i diritti umani, il diritto alla vita, all’integrità fisica e mentale, al più alto standard raggiungibile di salute e alla libertà.

Solo un piccolo uomo usa violenza sulle donne per sentirsi grande.

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