Vittoria Front National: quando la storia è cattiva maestra

Sospinto dal terrore indotto dagli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre, il Front National di Marine Le Pen ha ottenuto un risultato clamoroso, sfiorando il 30% al primo turno per le elezioni regionali in Francia. Il partito di estrema destra cerca ora la conferma del proprio risultato ai ballottaggi che si terranno il prossimo 13 dicembre, per poi puntare alle presidenziali del 2017.

La struttura amministrativa francese, dopo la recente riforma, è stata compattata in 13 regioni (prima erano 22); esse hanno competenza in materia di trasporti, sviluppo economico, istruzione superiore e formazione. Senza dubbio un bel bottino per la formazione della Le Pen, il cui risultato agita ombre del passato, che tornano così a fiammeggiare in Europa. Scintille che rischiano di trasformarsi in un incendio perché ci si dimentica troppo facilmente delle lezioni della storia.

siano state in passato le conseguenze del cocktail letale dato da crisi economica, disoccupazione, effetti della guerra (la prima guerra mondiale, per essere espliciti) è chiaro a tutti. Quale reazione ci sia stata nelle popolazioni di Italia e Germania è un dato di fatto. Lo è a tal punto che l’idea stessa di Europa unita, coesa e pacifica, nasce proprio per evitare che abbiano a ripetersi in futuro gli errori e gli orrori del passato. La storia dunque ci insegna, ma sembra proprio che la lezione non sia stata appresa.

Una crisi economica senza pari dal tempo della Grande Depressione, una ricetta per guarire da questa crisi peggiore della stessa malattia (l’austerity), una moneta unica (l’euro) che priva i Paesi della sovranità necessaria a determinare le politiche economiche più opportune per la ripresa, una disoccupazione drammaticamente preoccupate, il ricorso a mezzi estremi di gestione delle tensioni politiche (sanzioni, ritorsioni, guerre e bombardamenti veri e propri) alle porte dell’Unione, l’inettitudine nella gestione dell’immigrazione e il doppio gioco di parte dei governi europei verso i terroristi sono una parte rilevante del mix tossico per l’Europa dei popoli oggi.

Ed ecco quindi farsi strada i nuovi estremismi, una rinnovata xenofobia, un’ondata di terrore diffuso fra i cittadini, sufficienti a giustificare dal punto di vista politico quanto pochissimi anni fa sarebbe stato semplicemente inaccettabile.

La responsabilità di chi ha governato è evidente e non scusabile: gli elettori in Francia hanno espresso, com’era prevedibile, il voto di chi si sente impaurito e al contempo tradito politicamente. Ora c’è effettivamente un problema in più da gestire, ma non sarà certo la tendenza generale che abbiamo visto sinora in quest’Unione a fornire le riposte opportune. Non si può pensare di creare un’Europa unita, integrata, basata sulla pace, sulla solidarietà e sulla coesione se si procede con misure di emergenza, con decisioni ostinate e antitetiche rispetto a quelli che dovrebbero essere i propri valori fondanti. Non si può immaginare un’Europa unita continuando a navigare a vista, pronti a salvare l’euro a ogni costo, pronti a dilapidare risorse economiche per le guerre e per la “difesa”, mentre non c’è alcun margine per imprese, occupazione, educazione e misure sociali. Quale Europa potrà mai essere quella di domani, se oggi chi la governa traccia il percorso in reazione a continue emergenze o sulla base di appetiti e interessi ben lungi dal proprio patrimonio ideale? Come diceva Seneca, “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.”

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