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OGM e glifosato: nuove evidenze dal Burkina Faso e dall’Argentina

Il Burkina Faso comincia a dare la prima spallata agli OGM, riducendo la quantità di semi di cotone transgenico acquistati dalla Monsanto (FONTE). Dal 53% nel periodo 2015/2016, nella stagione 2016/2017 si dovrebbe arrivare al 30% per poi eliminare del tutto la dipendenza dalla multinazionale nell’anno successivo.  Le imprese locali starebbero inoltre chiedendo un risarcimento di 280 milioni di dollari alla stessa Monsanto per le perdite derivanti dal costante calo della qualità a partire dall’anno successivo all’introduzione delle colture ingegnerizzate (2009).

Per la Monsanto comunque si profilano altri grattacapi all’orizzonte provenienti in questo caso dall’Argentina, dove il Dottor Damian Marino ha fatto una scoperta davvero allarmante (FONTE). Nel corso di un’indagine della Universidad de la Plata (UNLP)mirata a identificare la ricaduta nel contesto ambientale generale delle irrorazioni aeree che vengono effettuate nelle piantagioni, si è scoperto che i tamponi intimi, gli assorbenti, i pannolini e persino le garze sterili sono contaminate dalla presenza di glifosato, il potente erbicida già messo al bando da numerosi Paesi e dichiarato cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come spiega Terra Nuova (FONTE),  secondo il Dottor Medardo Avila Vasquez non ci si dovrebbe meravigliare del fatto che ben  l’85% dei tamponi acquistati nei supermercati e il 100% del cotone e delle garze medicali sia contaminato: “La maggior parte della produzione mondiale di cotone avviene in piantagioni con coltivazioni geneticamente modificate, con sementi e piante resistenti al glifosato”; l’irrorazione avviene quando la capsula è aperta e quindi l’erbicida penetra direttamente all’interno delle fibre. Morale della favola: non solo i nostri indumenti, ma anche ciò che viene considerato maggiormente igienico e utilizzato su ferite può esporci a sostanze potenzialmente cancerogene.

In attesa dei prevedibili risvolti scientifici e legali, vale la pena ricordare che anche in Italia occorre impegnarsi per la messa al bando del glifosato, già rilevato nelle acque di superficie e nelle falde di diverse regioni italiane con spiccata propensione per l’agricoltura. Infatti, mentre alcuni Stati europei lo hanno ritirato dalla vendita, “In Italia è stato addirittura inserito nel Piano Agricolo Nazionale per l’uso sostenibile (sic!) dei fitofarmaci. Il campo di battaglia ora è Bruxelles, dove l’EFSA non ha voluto seguire l’esempio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e ha dichiarato non cancerogeno il glifosato, basandosi anche sulle “evidenze” di studi scientifici non pubblicati, e quindi con consultabili e non confutabili. Ma la pressione politica potrebbe far cambiare il vento e indurre l’EFSA a ulteriori valutazioni e a una maggiore trasparenza, dato che c’è in gioco la salute di oltre 500 milioni di cittadini europei.

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