300 milioni. Tanto costerà il referendum ad hoc sulle trivellazioni.

300 milioni. Tanto costerà il referendum ad hoc sulle trivellazioni. La stessa cifra sarebbe servita per risarcire i truffati dal “salvabanche”

I piccoli risparmiatori titolari di obbligazioni subordinate delle 4 banche “salvate” dal governo a novembre, hanno perso circa 300 milioni di euro. i soldi per risarcirli non ci sono. Però per scongiurare una sconfitta politica, il governo decide di buttare dalla finestra circa 300 milioni di euro non accorpando il referendum alle amministrative. Stessa cifra, ma diversi interessi, due pesi e due misure. Da un lato della bilancia ci sono gli interessi dei cittadini che hanno il peso di una piuma, dall’altro c’è da dare conto ai petrolieri ed agli interessi che ne ricava chi svende loro l’Italia ed il peso è ovviamente ben diverso. La bilancia quindi penderà dal lato del petrolio. “In culo” l’ambiente o i risparmiatori avrebbe fatto dire Alessandro Baricco al suo personaggio Novecento, ebbene in culo ai risparmiatori ed all’ambiente è quello che hanno detto effettivamente Renzi ed il suo stuolo di servi. Tornando al salvabanche ed al caso Etruria, ovviamente i media mainstream questo aspetto non lo prendono nemmeno in considerazione. Anzi, molti telegiornali hanno definito i correntisti truffati “sfortunati investitori”. Peccato però che uno di questi “sfortunati investitori” è morto suicida per la disperazione di aver perso i risparmi di una vita, mentre i correntisti vips erano stati avvisati per tempo ed hanno fatto le valigie ritirando i liquidi… Ma cosa sta succedendo esattamente? Succede che il Consiglio dei ministri ha fissato la data per il referendum anti trivelle per il 17 aprile, dopo il via libera dalla Corte costituzionale a gennaio. Tradotto: nessun accorpamento con le amministrative, al contrario di quanto avevano chiesto Regioni, ambientalisti, no Triv e Cinquestelle dato che la cosa farebbe risparmiare oltre 300 milioni di euro. Gli italiani, quindi, saranno chiamati a votare circa la durata delle concessioni alle società petrolifere. Tecnicamente, si parla, dell’abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro le dodici miglia marine abbiano durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. L’appello a questo punto è per il Si, ma non sarà facile data l’atavicamente scarsa partecipazione alle chiamate referendarie ad hoc come in questo caso. Morale, ancora una volta i non eletti da alcuno, affossano il futuro del Paese. Il 17 aprile non diamogliela vinta, facciamogli capire che il popolo è sovrano quindi andiamo a votare in massa al referendum e votiamo tutti SI!

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