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Yemen, oltre 21 milioni di persone in emergenza umanitaria

Yemen. Esatto. Non è un’esclamazione. È uno Stato situato all’estremità meridionale della Penisola araba; il suo nome ufficiale è Repubblica Unita dello Yemen e confina a nord con l’Arabia Saudita e ad est con l’Oman. Da tempo si trova in grave crisi politica, economica, umanitaria. Il fatto che i media raramente o per nulla prendano in considerazione la sua realtà attuale, non significa che noi non possiamo attingere ad altre fonti e non significa nemmeno che sia una realtà a noi estranea o lontana. L’escalation del conflitto ha gravemente esacerbato la crisi umanitaria preesistente. Le stime mostrano che 21,2 milioni di persone (80%) hanno bisogno di assistenza umanitaria. Il conflitto è stato di una brutalità inaudita e ha pesato gravemente sulla popolazione civile. I dati raccolti a fine gennaio 2016, evidenziano come le strutture sanitarie abbiano ospitato più di 35.000 vittime da metà marzo, tra cui si contano più di 6.100 morti, con una media di 113 morti al giorno. Molte vittime sono civili, e si stima che otto bambini vengono uccisi o mutilati ogni giorno. Tuttavia bisogna anche ricordare che molte persone incontrano estrema difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari. L’escalation del conflitto ha portato con sé il conseguente aumento nel numero di violazioni dei diritti umani. Molti sono stati costretti ad abbandonare le proprie case: 2,5 milioni di persone sono attualmente sfollate all’interno dello Yemen. Senza campi appositamente allestiti la popolazione si è dispersa su tutto il territorio impedendo così un aiuto efficace da parte delle organizzazioni umanitarie. Questo evidentemente ha altresì provocato crescenti tensioni tra le comunità di sfollati e di accoglienza. Anche prima della crisi attuale, lo Yemen era in difficoltà, con 15,9 milioni di persone richiedenti assistenza umanitaria alla fine del 2014 a causa di anni di povertà, sottosviluppo, il degrado ambientale, il conflitto intermittente, malgoverno e debolezza dello Stato di diritto. Quasi un anno di conflitto intensificato ha accelerato questo declino e i restanti servizi di base si sono deteriorati rapidamente. A partire da novembre 2015, quasi 600 strutture sanitarie sono state costrette alla chiusura a causa di danni, carenza di forniture e mancanza di operatori sanitari. Altre strutture sanitarie funzionano a capacità molto ridotta per le stesse ragioni. Il potere d’acquisto si è deteriorato anch’esso, e circa la metà delle persone colpite dal conflitto hanno visto i loro mezzi di sussistenza irrimediabilmente distrutti. C’è bisogno di un intervento umanitario coordinato che si dimostri efficace e bisogna iniziare anche con l’imposizione di un embargo alle armi, alcune delle quali provenienti proprio da alcuni paesi membri dell’Unione Europea, fatto che ho sottolineato anche durante la plenaria di Strasburgo, come potete vedere nel link qui di seguito.  ]]>

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