La notizia delle ragazze “erasmus” morte per un incidente a Terragona mi ha sconvolto e ho pensato tutto il giorno se scrivere o non scrivere questo post. Il dolore per la morte di queste studentesse, per chi come me è stato studente erasmus, è gigantesco.
Sono stato erasmus in Spagna anche io e conosco perfettamente lo spirito che accompagna questa meravigliosa esperienza.
Quasi tutti gli “erasmus” che ho conosciuto, durante i miei 13 mesi in Galizia, in giro per l’Europa o nella mia città, Palermo, dove li frequentavo regolarmente, vivono un momento di libertà mentale e di condivisione che difficilmente ripeteranno nel corso della propria vita. Ho sentito ripetere e sussurrare tantissime volte concetti come “vorrei che non finisse mai” o “io non torno”, così come lo avrò detto e pensato anch’io. E’ un momento magico della vita, dove spesso gli studenti europei scoprono se stessi, il proprio carattere e i propri sogni, staccando completamente il filo con la monotonia e gli obiettivi della “vita reale”.
Quando ero “erasmus” organizzavo feste, viaggi, gite… Con la mia combriccola internazionale viaggiavamo tanto, incontravamo ersmus di altre città, prendevamo minibus, autobus, auto affittate, treni e qualsiasi altro mezzo di fortuna. Credevamo di essere immortali e invincibili, di poter conquistare e cambiare il Mondo.
Poi l’erasmus, come ogni esperienza unica, finisce e ti lascia un grande bagaglio di esperienza che ti porterai dietro. Ti rendi conto da solo che è un’esperienza così speciale proprio perchè ha un inizio ed una fine. Tanti ragazzi provano a tornare nel posto in cui sono stati o rimanere “erasmus per sempre”, ma semplicemnte non è possibile.
Alcuni giornalisti hanno coniato il termine “generazione erasmus” e mi ci hanno anche catalogato dentro, facendo riferimento ad un modo di intendere lo spazio e la diversità molto diverso rispetto al passato. Una generazione con meno barriere, sia fisiche che mentali.
L’erasmus è forse la cosa che ha funzionato meglio finora in questa Unione Europea.
Queste ragazze, così come me e tutti quelli che hanno avuto l’opportunità di vivere questa meravigliosa esperienza, avevano tutto il diritto di continuare a sognare in questi mesi e poi portare un pò di quei sogni nella vita reale, come sto facendo io e tanti altri ragazzi della “generazione erasmus”.
Alle loro famiglie e ai loro amici vanno le mie più profonde e sentite condoglianze.