Quello che sta succedendo nelle isole Kerkennah in Tunisia è agghiacciante. E potrebbe succedere anche nelle coste italiane.
Siamo ad appena 120 Km a Sud di Lampedusa e il 14 marzo i pescatori di Kerkennah si svegliano in un incubo: una marea di nera come il petrolio si è riversata sulle coste. Magnifiche spiagge sono state travolte dalla fuoriuscita di petrolio dovuta alla presenza di una piattaforma offshore per la trivellazione, installata a pochissima distanza dalla costa.
Non è la prima volta che avviene. Già nel 2009 e 2011 era successo, ma questa volta i pescatori raccontano che si tratta di un danno di proporzioni drammatiche. Secondo le loro testimonianze lo sversamento è avvenuto a mare, da una delle piattaforme collegate all’impianto di pompaggio sulla costa.
La responsabilità sembrerebbe essere della società Petrofac, una “compagnia britannica specializzata nella fornitura di servizi all’industria petrolifera”, racconta il giornalista ambientale Umberto Mazzantini, che ha portato in Italia la notizia. Ma la colpa è anche di chi, ai tempi di Ben Ali, autorizzò l’operazione.
I giornali di informazione ufficiale e le compagnie petrolifere tendono a minimizzare, spesso addirittura ad ignorare il disastro, ma tra la gente della comunità di Kerkennah sta crescendo la rabbia e preoccupazione, soprattutto tra i pescatori, che rappresentano ancora una parte importante dell’economia di queste isole turistiche. E’ ancora vivo il ricordo delle manifestazioni della comunità che ai tempi della dittatura di Ben Ali si oppose alle piattaforme, subendo arresti e torture. Anche minorenni furono gettati in galera senza pietà per aver difeso le proprie isole. Per questo motivo oggi regna ancora la paura a parlare, a denunciare, a farsi ascoltare.
L’installazione delle piattaforme per la trivellazione nel golfo di Gabes è stata devastante per il territorio di queste isole. Da allora la pesca si è ridotta ai minimi termini. Soprattutto quella delle spugne, praticamente scomparsa, che rappresentava una delle principali attività economiche.
La ricaduta economia promessa dalle compagnie estrattive non c’è stata e adesso le isole rimangono con un disastro ambientale per il quale non si sta ancora interevendo con una bonifica.
Questo è quello che lasciano le trivellazioni: devastazione, disperazione. Oltre che un ingente profitto per le compagnie petrolifere.
Siamo vicini alla comunità delle isole Kerkennah e combatteremo affinchè non si verifichi la stessa cosa nelle coste italiane.