L'ITALIA DIVENTERÀ IL CAMPO PROFUGHI DELL'UNIONE EUROPEA?

.  Questa proposta si inserisce nel contesto dell’implementazione dell’agenda europea per la migrazione che rappresenta la risposta dell’UE all’attuale crisi migratoria. Ma di fatto il rischio che si corre è di trasformare l’Italia nel campo profughi dell’Unione Europea. L’Agenzia Frontex, nella nuova proposta, è rinominata “Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera”, è dotata di maggiori poteri che vi spiegherò più avanti. Questa nuova proposta si inserisce nell’impostazione data dalla Commissione Juncker alla politica migratoria dell’UE volta principalmente a creare una fortezza Europa, arroccata nei propri confini che devono essere debitamente protetti per tutelare l’integrità dello spazio Schengen ed evitare che collassi. Nulla si prevede circa nuove possibili vie legali o corridoi umanitari per dare la possibilità a coloro che ne avrebbero diritto, di approdare in modo sicuro sul territorio dell’UE. Ma vediamo nello specifico la proposta… Criticità della proposta Eccessiva ingerenza nella sovranità degli Stati membri La nuova Agenzia avrà un ruolo attivo nella gestione dei confini esterni sia monitorando le capacità degli stati membri sia sostenendo le operazioni di pattugliamento dei confini al posto degli Stati membri nel caso lo stesso stato membro o le circostanze lo richiedano. Infatti, la Commissione può obbligare lo stato membro a cooperare con l’Agenzia in operazioni di intervento rapido, screening di migranti, operazioni congiunte con paesi terzi, e operazioni di rimpatrio. Inoltre, qualora lo Stato membro non attui le raccomandazioni dell’Agenzia, questa avrà la possibilità di intervenire per assicurare l’efficace controllo delle frontiere esterne. Riteniamo eccessivi tali poteri e vogliamo che un intervento sul territorio di uno Stato membro debba essere sempre subordinato alla sua previa approvazione e/o richiesta esplicita. Pensare che in mancanza di una “volontaria” adesione alle raccomandazioni dell’Agenzia gli Stati membri possano reintrodurre controlli alle frontiere interne, avrebbe il solo risultato di ricattare lo Stato membro in questione e di rendere il suo territorio un vero e proprio campo profughi dell’Unione. Esigenza di un reale approccio olistico Crediamo che una gestione integrata delle frontiere non possa essere efficace se non è accompagnata da regole chiare, permanenti e vincolanti per il trasferimento (relocation) intra UE e la ricollocazione (resettlement) dei rifugiati dai paesi terzi da attuarsi nel quadro di un vero e proprio sistema europeo comune di asilo. Ci opponiamo alla creazione di una fortezza Europa e non vogliamo che questa proposta sia percepita come una misura per impedire ai rifugiati di raggiungere il territorio dell’UE. Vogliamo vedere proposte della Commissione che creano chiaramente un legame tra la condivisione di responsabilità a livello di Unione europea in materia di gestione delle frontiere e il controllo e la condivisione di responsabilità nell’accoglienza dei rifugiati. Purtroppo, questo non è tuttora il caso anche alla luce della nuova proposta della Commissione relativa alla revisione del Regolamento c.d. di Dublino III in cui la Commissione ha mancato ancora una volta di ambizione. Invece di presentare un vero e proprio sistema europeo di gestione delle domande di asilo, si è limitata a proporre un testo legislativo che di fatto mira ad obbligare gli Stati membri ad implementare correttamente il vecchio sistema di Dublino e mantenere lo status quo. (ve ne parlerò nello specifico nei prossimi giorni). Assenza di un controllo democratico Riteniamo che il controllo del parlamento europeo quale unica istituzione democraticamente eletta e/o dei cittadini sull’operato e i poteri dell’agenzia sia fondamentale. Il testo proposto dalla Commissione presenta grandi lacune in tal senso e lascia a funzionari non eletti il potere di decidere senza alcun controllo questioni prettamente legate alla sovranità statale quali la gestione delle proprie frontiere.]]>

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