Nella zona est del paese, l’ordine e la pace sono ancora lungi dall’essere ripristinati. Numerosi gruppi armati hanno compiuto attacchi contro i civili, mentre anche le forze di sicurezza del governo hanno commesso gravi abusi, piuttosto che prendere le difese dei civili. Tutto ciò ha a che fare con le manovre politiche per consentire il presidente Joseph Kabila a rimanere al potere oltre il suo mandato, previsto per la fine di dicembre 2016. L’opposizione alla volontà del presidente di restare al potere è stata repressa nel sangue. Le forze di sicurezza hanno sparato su manifestanti pacifici, sono stati incarcerati attivisti e leader dei partiti politici. Nel mese di febbraio, l’esercito governativo ha lanciato operazioni militari contro le Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR), un gruppo armato in gran parte formato da Hutu ruandesi. Il FDLR è stato responsabile di alcune delle peggiori atrocità in Congo negli ultimi dieci anni. I caschi blu delle Nazioni Unite, inizialmente coinvolti nell’operazione, hanno ritirato il loro sostegno, inducendo così il governo a sospendere la cooperazione militare con le Nazioni Unite. Nel territorio di Beni, Nord Kivu, combattenti non identificati hanno commesso stragi di civili, uccidendo decine di innocenti. Più a nord, nella provincia di Ituri, il Fronte per la Resistenza Patriottica di Ituri (FRPI), rappresenta un altro gruppo ribelle che ha commesso gravi violazioni dei diritti umani, in particolare stupri e saccheggi. Nel territorio di Rutshuru, provincia del Nord Kivu, banditi e gruppi armati hanno rapito decine di civili a scopo di estorsione. In Nyunzu, nel nord della ex provincia del Katanga, combattenti Luba hanno attaccato un campo per sfollati. Gli assalitori hanno ucciso almeno 30 civili parte della comunità Batwa storicamente emarginata e discriminata. Decine di altri sono rimasti dispersi. A questo attacco ha fatto seguito il contrattacco delle milizie Batwa contro i Luba. In mezzo a tutto questo caos opera ormai da anni la MONUSCO. Con un budget di $ 1,5 miliardi all’anno e un impiego di circa 20.000 uomini, essa è l’agenzia delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo e rappresenta la più grande missione nella storia dell’organizzazione. Ma la sua grandezza non rispecchia la sua utilità, piuttosto è prova di evidenti difficoltà nella gestione della crisi congolese. Essa è stata infatti accusata di aver più volte confuso scopi militari e scopi umanitari e di aver fallito spesso nel difendere i civili coinvolti nel conflitto. Anche la sua neutralità è stata messa in dubbio. Sembra che il conflitto sia un pretesto affinché ognuno (gruppi armati, multinazionali, governo ecc.) possano continuare ad attingere indisturbati alle preziose risorse naturali di cui il Congo dispone. Perpetuando un circolo vizioso da cui pare non si possa uscire. ]]>