Per l’esponente Cinquestelle: “Gli stati di frontiera del Mediterraneo rischiano di diventare un grande campo profughi. Ennesimo regalo a Finmeccanica e a multinazionali delle armi” Strasburgo (Fr) 6 luglio 2016 – “Adesso si rischia seriamente di far diventare gli Stati frontiera del mediterraneo un grande campo profughi. Dalla Commissione ci saremmo aspettati la revisione radicale del Regolamento di Dublino, la condivisione delle quote dei richiedenti asilo obbligatoria per tutti i paesi europei, l’istituzione di vie legali d’accesso. Nessuna delle tre proposte è arrivata in Parlamento”. L’intervento di Ignazio Corrao alla seduta plenaria del 5 luglio 2016: https://www.youtube.com/watch?v=bNM3E0_J5i4 L’eurodeputato M5S Ignazio Corrao critica fortemente la proposta della Commissione Europea intervenendo nella seduta plenaria a Strasburgo del Parlamento europeo riunito per discutere l’istituzione della Guardia Costiera e di Frontiera operativa da settembre per affrontare le emergenze legate ai flussi migratori. “In questa proposta – ha detto Corrao in aula – vi sono evidenti lacune democratiche perchè dei burocrati non eletti ancora una volta andranno a sostituirsi al potere dei Governi e dei rappresentanti di questo parlamento, gli unici democraticamente eletti dai cittadini. Questo genere di proposta tra l’altro continuerà a promuovere i profitti delle industrie del settore militare che già vendono armi nelle aree di conflitto da cui fuggono i profughi e che adesso stanno traendo profitto dalla crescente militarizzazione delle frontiere dell’Unione europea, grazie alla loro potente lobby che detta la politica alla Commissione europea. L’italiana Finmeccanica-Leonardo è tra queste e poi ancora Indra o Thales. Finmeccanica, che ha già beneficiato di numerosi endorcement commerciali da parte del Governo italiano, ha identificato il controllo delle frontiere e i sistemi di sicurezza come uno dei driver principali per l’incremento degli ordini e dei ricavi. Il tutto a discapito della vita di milioni di persone. È troppo evidente – conclude Corrao – lo scollamento tra le priorità della Commissione Europea a quelle reali dei cittadini”. Queste le criticità della proposta che avevamo già denunciato: Eccessiva ingerenza nella sovranità degli Stati membri La nuova Agenzia avrà un ruolo attivo nella gestione dei confini esterni sia monitorando le capacità degli stati membri sia sostenendo le operazioni di pattugliamento dei confini al posto degli Stati membri nel caso lo stesso stato membro o le circostanze lo richiedano. Infatti, la Commissione può obbligare lo stato membro a cooperare con l’Agenzia in operazioni di intervento rapido, screening di migranti, operazioni congiunte con paesi terzi, e operazioni di rimpatrio. Inoltre, qualora lo Stato membro non attui le raccomandazioni dell’Agenzia, questa avrà la possibilità di intervenire per assicurare l’efficace controllo delle frontiere esterne. Riteniamo eccessivi tali poteri e vogliamo che un intervento sul territorio di uno Stato membro debba essere sempre subordinato alla sua previa approvazione e/o richiesta esplicita. Pensare che in mancanza di una “volontaria” adesione alle raccomandazioni dell’Agenzia gli Stati membri possano reintrodurre controlli alle frontiere interne, avrebbe il solo risultato di ricattare lo Stato membro in questione e di rendere il suo territorio un vero e proprio campo profughi dell’Unione. Esigenza di un reale approccio olistico Crediamo che una gestione integrata delle frontiere non possa essere efficace se non è accompagnata da regole chiare, permanenti e vincolanti per il trasferimento (relocation) intra UE e la ricollocazione (resettlement) dei rifugiati dai paesi terzi da attuarsi nel quadro di un vero e proprio sistema europeo comune di asilo. Ci opponiamo alla creazione di una fortezza Europa e non vogliamo che questa proposta sia percepita come una misura per impedire ai rifugiati di raggiungere il territorio dell’UE. Vogliamo vedere proposte della Commissione che creano chiaramente un legame tra la condivisione di responsabilità a livello di Unione europea in materia di gestione delle frontiere e il controllo e la condivisione di responsabilità nell’accoglienza dei rifugiati. Purtroppo, questo non è tuttora il caso anche alla luce della nuova proposta della Commissione relativa alla revisione del Regolamento c.d. di Dublino III in cui la Commissione ha mancato ancora una volta di ambizione. Invece di presentare un vero e proprio sistema europeo di gestione delle domande di asilo, si è limitata a proporre un testo legislativo che di fatto mira ad obbligare gli Stati membri ad implementare correttamente il vecchio sistema di Dublino e mantenere lo status quo. (ve ne parlerò nello specifico nei prossimi giorni). Assenza di un controllo democratico Riteniamo che il controllo del parlamento europeo quale unica istituzione democraticamente eletta e/o dei cittadini sull’operato e i poteri dell’agenzia sia fondamentale. Il testo proposto dalla Commissione presenta grandi lacune in tal senso e lascia a funzionari non eletti il potere di decidere senza alcun controllo questioni prettamente legate alla sovranità statale quali la gestione delle proprie frontiere. Ed inoltre avevo intenzione di denunciare il vergognoso profitto che trarranno le multinazionali delle armi da questa nuova proposta della Commissione. Vi invito a leggere questi numeri ripresi da Disarmo.org: • Il mercato della sicurezza delle frontiere è in piena espansione. Stimato in circa 15 miliardi di euro nel 2015, si prevede che per il 2022 supererà annualmente i 29 milioni di euro. • Anche l’esportazione di armamenti, in particolare le vendite al Medio Oriente e al Nord-Africa da dove la maggior parte dei rifugiati fugge, è in piena espansione. Le esportazioni di sistemi militari verso il Medio Oriente è aumentato del 61 per cento tra il 2006-10 e il 2011-15. Tra il 2005 e il 2014, gli Stati membri dell’UE hanno concesso licenze per esportazioni di sistemi militari verso il Medio Oriente e Nord Africa per un valore di oltre 82 miliardi di euro. • Le politiche europee per i rifugiati, che si sono concentrata sul contrasto ai trafficanti e nel rafforzare le frontiere esterne (anche in paesi al di fuori dell’Unione Europea) hanno portato a consistenti aumenti di bilancio di cui beneficiano le aziende del settore. – Il finanziamento totale dell’UE per le misure di sicurezza delle frontiere attraverso i principali programmi è di 4,5 miliardi di euro tra il 2004 e il 2020; – Il bilancio di Frontex, la principale agenzia di controllo delle frontiere dell’UE, tra il 2005 e il 2016 è aumentato del 3688% (da 6,3 milioni a 238,7 milioni di euro). – Ai nuovi Stati membri dell’UE sono state richieste politiche di rafforzamento delle frontiere come condizione di appartenenza, creando così un mercato per ulteriori profitti. Materiale acquistato o aggiornato con gli stanziamenti del Fondo per le Frontiere Esterne comprende 545 sistemi di sorveglianza delle frontiere, 22.347 sistemi di sorveglianza delle frontiere e 212.881 sistemi operativi per i controlli alle frontiere. – Alcune delle autorizzazioni all’esportazione verso i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa riguardano il controllo delle frontiere. Nel 2015, ad esempio, il governo olandese ha concesso una licenza di esportazione del valore di 34 milioni di euro alla Thales Nederland per la fornitura all’Egitto di radar e sistemi C3 nonostante le reiterate denunce di violazioni dei diritti umani nel paese. • L’industria europea della sicurezza delle frontiere è dominata da grandi aziende produttrici di sistemi militari: tutte hanno approntato o ampliato il settore dei prodotti per la sicurezza e i rapporti con diverse piccole imprese specializzate nelle tecnologie informatiche. Finmeccanica, il colosso dell’industria degli armamenti, ha identificato “il controllo delle frontiere e i sistemi di sicurezza” come uno dei driver principali per l’incremento degli ordini e dei ricavi. • I big player della sicurezza dei confini dell’Europa sono aziende produttrici di sistemi militari come Airbus, Finmeccanica, Thales e Safran, e il gigante delle tecnologie Indra. Finmeccanica e Airbus sono stati i vincitori di contratti dell’UE particolarmente importanti volti a rafforzare i controlli delle frontiere. Airbus è anche il vincitore dei maggiori contratti di finanziamento dell’UE della ricerca nel settore della sicurezza. • Finmecannica, Thales e Airbus, protagonisti nel settore della sicurezza dell’UE, sono anche tre dei primi quattro produttori ed esportatori di sistemi militari europei e sono fornitori di sistemi militari ai paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. I loro ricavi totali nel 2015 sono stati pari a 95 miliardi di euro. • Tra aziende non europee che hanno ricevuto finanziamenti per la ricerca vi sono solo alcune aziende israeliane: ciò è stato possibile a seguito di un accordo del 1996 tra l’Unione europea e Israele. Queste aziende hanno svolto un ruolo nel fortificare i confini di Bulgaria e Ungheria, promuovendo il knowhow sviluppato con l’esperienza del muro di separazione in Cisgiordania e del confine di Gaza con l’Egitto. L’azienda israeliana BTec Electronic Security Systems è stata selezionata da Frontex a partecipare al laboratorio svolto nell’aprile 2014 su “Sensori e piattaforme di sorveglianza delle frontiere”: l’azienda vantava nella sua domanda di applicazione via mail che le sue “tecnologie, soluzioni e prodotti sono installati sul confine israelo-palestinese”. • L’industria degli armamenti e della sicurezza ha contribuito a definire la politica europea di sicurezza delle frontiere con attività di lobby e per mezzo delle abituali interazioni con le istituzioni europee per le frontiere e anche delineando le politica per la ricerca. L’Organizzazione europea per la Sicurezza (EOS), che comprende Thales, Finmecannica e Airbus, ha fatto pressioni per una maggiore sicurezza delle frontiere. Inoltre, molte delle sue proposte, come ad esempio la spinta ad istituire un’agenzia europea per la sicurezza delle frontiere, sono diventate politiche europee: è il caso, ad esempio, della trasformazione di Frontex in “Guardia costiera e di frontiera europea” (European Border and Coast Guard – EBCG). Infine le giornate biennali di Frontex/EBCG e la loro partecipazione a tavole rotonde sul tema della sicurezza e ai saloni fieristici dedicate ai sistemi militari e alla sicurezza garantiscono una comunicazione regolare e una naturale affinità per la cooperazione. • L’industria degli armamenti e della sicurezza ha ottenuto anche gran parte dei finanziamenti di 316 milioni di euro forniti dall’UE per la ricerca in materia di sicurezza, contribuendo a definire l’agenda per la ricerca e la sua realizzazione e, di conseguenza, beneficiando spesso dei contratti che ne derivano. Dal 2002, l’UE ha finanziato 56 progetti nel campo della sicurezza e del controllo delle frontiere. ]]>