Il 2015 si è concluso ed è giunto il momento di tirare le somme su quanto svolto e come, dall’Unione Europea, nell’ambito dei diritti umani e della democrazia nel mondo. Abbiamo passato un anno pieno di insidie e ostacoli e sfide. Abbiamo visto l’instabilità e i conflitti in Medio Oriente e in alcune regioni dell’Asia e dell’Africa, abbiamo sperimentato la crisi migratoria e attacchi terroristici ricorrenti contro la popolazione civile. Abbiamo tristemente constatato come l’ISIS/Daesh abbia esteso il proprio raggio d’azione su alcune regioni di Siria e Iraq, perpetrando atrocità quali esecuzioni di massa e violazioni dei diritti umani di ogni genere diretti in particolare nei confronti delle minoranze. Nel 2015 l’Unione Europea ha adottato il nuovo piano d’azione dell’UE sui diritti umani e la democrazia (2015-2019), che ha delineato le priorità e la strategia dell’UE per i prossimi 5 anni. E’ stata rivolta la massima attenzione al rafforzamento del dialogo dell’UE in materia di diritti umani con i partner strategici quali Messico, Brasile, Cina e Sud Africa; è stata posta maggiore enfasi sul vicinato dell’UE, tra l’altro mediante prime visite in Marocco e Azerbaigian; è stato mantenuto un impegno forte e continuo con determinati paesi in transizione, tra cui il Myanmar e il Bahrein, e sono state avviate le prime discussioni sui diritti umani con Cuba; inoltre è stato potenziato l’impegno dell’UE con le Nazioni Unite e con l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN); infine, è stata rafforzata la cooperazione con l’Unione africana. Per quanto riguarda la crisi migratoria e la risposta europea a tale crisi, si è mosso qualche piccolo passo avanti. I leader africani ed europei riuniti al vertice di La Valletta l’11 e il 12 novembre hanno sottolineato l’importanza della protezione dei diritti umani dei migranti, e il piano d’azione adottato durante il vertice include una serie di impegni chiari e concreti. Consulenti per i diritti umani, il diritto dei rifugiati e la dimensione di genere sono stati designati per l’EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, per garantire che il suo personale riceva una formazione sui diritti umani e il diritto umanitario, al fine di rafforzare un progetto che nel 2015 ha salvato circa 7000 persone dal mare. Il fondo fiduciario regionale dell’UE per la crisi siriana (il Fondo Madad), ha adottato i primi pacchetti di risposta nel 2015 per un valore pari a 390 milioni di EUR. Tale fondo fornirà aiuti a circa 1,5 milioni di rifugiati siriani, nonché alle comunità di accoglienza in Giordania, Libano e Turchia, concentrandosi su istruzione, resilienza e sviluppo locale, sanità, servizi idrici e igienici, sicurezza alimentare e rivolgendosi in particolare ai bambini e ai giovani. Tuttavia mi rendo conto che ci sono ancora attriti e incongruenze tra gli stessi Stati Membri quando si parla di diritti umani e democrazia, e il fatto di non avere una visione comune di certo non favorisce la cooperazione. E se già ci sono incomprensioni a livello europeo, non posso fare a meno di metterle in conto anche al di fuori dell’Unione. Nel mio intervento ho messo l’accento anche sull’inflessibilità che dobbiamo osservare quando si parla di diritti umani. L’inflessibilità e la non derogabilità della clausola di salvaguardia dei diritti umani stipulata con i paesi terzi. Se ci assicuriamo il rispetto di tale principio allora i bilanci dei prossimi report annuali saranno più ottimistici. https://www.youtube.com/watch?v=WmCenYOAnwE]]>