Non tutti sanno che l’opulento stato del Bahrein in realtà oltre le più note luci della ricchezza sfrenata ed al positivo dialogo con i paesi dell’Unione Europea, ospita in realtà ombre pesanti su violazione di diritti umani. È inutile girarci intorno, parliamo chiaramente: il Bahrein ricopre un ruolo geopolitico notevole, ospita la V flotta della marina statunitense, costituendo una base sul Golfo irrinunciabile per la Casa Bianca e per molti Stati Europei, tra cui principalmente la Francia e l’Inghilterra. Infatti il piccolo paese del Golfo intrattiene rapporti più che amichevoli con Londra, grazie alla vendita di armi alla monarchia dei Khalifa e alla base navale voluta nel 2015 dal ministro Hammond. Nonostante molti Stati stiano facendo di tutto per occultare la realtà è impossibile dimenticare che in Bahrein il regime imprigiona i difensori dei diritti umani, i liberi pensatori e tortura e detiene i minori. Ebbene sì, c’è un prezzo da pagare se si vogliono difendere i diritti umani in alcune parti del mondo e ogni volta che verrà incarcerato un difensore dei diritti umani. L’Europa continua a non intervenire per ottenere giustizia, democrazia e rispetto delle libertà fondamentali. Ovviamente purtroppo dati gli interessi economici, le istituzioni europee continuano a tenere buoni rapporti con paesi che esercitano vere e proprie dittature come nel caso del Bahrein.
L’intervento di Ignazio Corrao in Parlamento Europeo riunito in sessione plenaria il 7 luglio 2016:
https://www.youtube.com/watch?v=NYhPDFUcjCg Uno dei casi più eclatanti di tali violazioni, è quello di Nabeel Rajab, presidente del Centro per i diritti umani del Bahrain e noto attivista, nuovamente arrestato dalle autorità del Bahrein dopo un blitz nella sua abitazione il 13 giugno 2016. Rajab era già stato imprigionato nel maggio del 2015 con l’accusa di aver offeso e insultato le autorità del Paese, il 2 luglio ricevette la grazia dal re, Hamad bin Isa Al Khalifa, per motivi di salute. Sin dagli anni Novanta, è stato una delle voci più critiche nel Bahrain, e nel mondo arabo in generale. L’arresto di Rajab è avvenuto dopo la decisione presa da re Hamad bin Isa al Khalifa di impedire la partecipazione di una delegazione bahranita alla 32esima sessione a Ginevra del Consiglio dell’Onu per i Diritti Umani. Inoltre la scorsa settimana la giovane attivista Zaynab al Khawaja ha deciso di lasciare il paese per andare in esilio in Danimarca ed evitare così una pesante condanna per oltraggio alla monarchia e presunte «attività sovversive». Con l’arresto di Nabeel Rajab tutte le principali personalità dell’opposizione e della società civile bahranita, protagoniste della primavera di Piazza della Perla nel 2011, sono in carcere o in esilio. Anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon era intervenuto il 16 giugno dicendosi «preoccupato per le recenti notizie in Bahrain delle intimidazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani e degli attivisti che promuovono pacificamente i diritti umani, come pure di coloro che vogliono esercitare legittimamente i loro diritti di libertà di espressione e di associazione». Secondo Amnesty I. le autorità internazionali devono assolutamente intervenire per tutelare la libertà di espressione, associazione e riunione e chiedere al governo del Bahrain di rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza, assicurare che le forze di sicurezza rispettino pienamente il Codice di condotta per i funzionari incaricati di far rispettare la legge dell’Onu e i Principi di base delle Nazioni Unite sull’uso della forza e delle armi da fuoco.