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Esecuzioni in Kuwait e in Bahrein

Il 9 gennaio 2017 la Corte di Cassazione del Bahrain ha confermato le condanne a morte per Ali Abdulshaheed al-Singace, Sami Mirza Mushaima e Abbas Jamil Taher Mhammad al-Samea e previsto ergastoli contro altre sette persone in relazione all’uccisione di tre poliziotti nel marzo 2014. Ci sono seri dubbi sulla correttezza del processo che ha portato a queste esecuzioni poiché gli imputati hanno riferito di essere stati torturati e violentemente aggrediti, anche sessualmente, affinché venisse estorta loro una confessione che poi hanno ritrattato in separata sede. Mr. Mushaima, il signor al-Samea e il signor al-Singace sono stati fucilati il ​​15 gennaio 2017, meno di una settimana dopo che le loro condanne a morte sono state emesse e le famiglie di tutti e tre gli uomini non sono state mai informate che le esecuzioni si sarebbero svolte. Si tratta delle prime condanne a morte effettuate in Bahrain dal 2010. Altri due uomini, Mohamed Ramadan Issa Ali Hussain e Hussain Ali Moosa Hussain Mohamed, sono in questi giorni a rischio di esecuzione, dopo che le loro condanne a morte sono state confermate dalla Corte di Cassazione il 16 novembre 2015 e sono state inoltrate al re che le deve ratificare. Il mediatore (Ombudsman) presso il Ministero dell’Interno del Bahrain avrebbe inizialmente rifiutato di aprire un’indagine per verificare se le torture abbiano realmente avuto luogo; nel 2016 però si è deciso di prenderle in esame. Il 25 gennaio, 2017, il Kuwait ha fatto qualcosa di simile impiccando sette prigionieri, quattro uomini e tre donne (incluso un bengalese, una filippina, un etiope, due kuwaitiani e due egiziani); le prime esecuzioni effettuate dal 2013. Anche in questo caso le organizzazioni dei diritti umani hanno documentato varie violazioni e discrepanze nel sistema di giustizia penale del Kuwait. La pena di morte in Kuwait, per tutti quei casi di falsa testimonianza e reati legati alla droga, è davvero eccessiva e disumana in ogni caso. Dobbiamo condannare con forza la decisione del Bahrain e Kuwait di riprendere la pratica delle esecuzioni; la pena di morte è incompatibile con valori quali il rispetto per la dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani. Per queste ragioni è importante considerare l’introduzione di una moratoria sulla pena di morte, come primo passo verso l’abolizione. Dobbiamo anche far pressione, attraverso il SEAE, per rifare un nuovo processo nei confronti di Mohamed Ramadan Issa Ali Hussain e Hussain Ali Moosa Hussain Mohamed; un processo che possa essere conforme con gli standard internazionali. Possiamo anche far pressione sullo sceicco Hamad bin Isa Al Khalifa per commutare le condanne a morte o concedere loro la grazia reale. Considerate anche quelle che sono state le conseguenze delle precedenti esecuzioni, ovvero tumulti e tensione su tutto il territorio. Di sicuro, il SEAE e gli Stati membri devono considerare l’abolizione della pena di morte come una questione centrale nel dialogo con le autorità del Bahrein e del Kuwait. https://youtu.be/4pYnWuyddoQ  ]]>

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