GRATITUDINE PER ZAMPARINI

 

Diceva Aristotele che la gratitudine è un sentimento che invecchia presto. Aggiungo che la gratitudine, per la gran parte degli esseri umani, dura giusto il tempo di ottenere ciò che si cercava per poi dimenticare, subito dopo, il modo in cui si è ottenuta.

La logica dell’ingratitudine si applica alle più svariate situazioni della vita e ognuno di voi ne sarà stato testimone o protagonista almeno dieci volte. L’ingratitudine, di fatto, nella nostra società è la regola.

Così, dopo l’esonero di “The King of Leicester” Claudio Ranieri, mentre leggevo la notizia di Maurizio Zamparini che lascia la proprietà del Palermo Calcio mi è tornata in mente l’ingratitudine che regna sempre sovrana.

Non sono uno sfegatato tifoso rosanero, ma essendo un appassionato di calcio e avendo trascorso buona parte della mia vita a Palermo sono ovviamente molto legato alla squadra della città che mi ha adottato.
Ricordo con piacere quando da bambino mio padre mi portava a vedere il Palermo “dei picciotti” di Ignazio Arcoleo in serie B, Tanino Vasari mi sembrava Cristiano Ronaldo e una città intera sperava di poter tornare in serie A presto. Ma poi i rosanero sprofondarono nell’oblio più totale, fino a retrocedere in quella che allora si chiamava serie C2 in un triste spareggio con la Battipagliese.

Quindi arrivò prima Sensi e subito dopo Zamparini, imprenditore friulano che ha portato il Palermo e Palermo, la quinta città più grande d’Italia, dall’anonimato calcistico totale ai grandi palcoscenici europei, che ha permesso a tanti appassionati siciliani di “Pallone” come me, di passare in pochi anni dal Palermo di Luca Lugnan (cannoniere della squadra in C1 con 6 gol) a quello di Luca Toni (30 gol in B e 20 in A in 2 anni).

Siamo passati dai campetti di provincia al calcio che conta e al Palermo in Europa, a potermi deliziare i sensi, durante i miei anni trascorsi a Palermo, vedendo calpestare ogni settimana il campo del “Barbera” a campioni del calibro di Dybala, Pastore, Cavani, Miccoli, Amauri, Hernandez, Toni, Barzagli, Liverani, Belotti, Balzaretti, Sirigu, Zauli, Grosso, Vazquez e chi più ne ha più ne metta.

Certo, Zamparini è stato anche un personaggio particolare, un presidente “vulcanico” spesso e volentieri sopra le righe, ma non posso non essergli grato per avere concesso a me e a tanti altri ragazzi di andare la domenica allo stadio a vedere il calcio che merita una città come Palermo e non i derby con l’Acireale o gli spareggi salvezza con la Battipagliese, con tutto il rispetto parlando.

Per questo ritengo che, nonostante tutte le comprensibili riserve legate all’uomo Zamparini e i suoi interessi imprenditoriali (ovviamente non è un benefattore) e visto come funziona ovunque il mondo del calcio, si debba rimanere oggettivi sul lavoro svolto nell’arco di tutti questi 15 anni e rimanere grati a Zamparini nel momento in cui lascia ad altri il timone della società. Sperando che il futuro sia sempre più rosa che nero.

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