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Il Sud Sudan dilaniato da guerre civili

La guerra civile in Sud Sudan è iniziata nel dicembre 2013 e, malgrado un accordo di pace firmato nell’agosto del 2015, è proseguita anche quest’anno con gravi abusi contro i civili da parte sia delle forze governative sia da parte dei combattenti dell’opposizione. Si è evidenziata la moltiplicazione di omicidi a sfondo etnico, provocati e accompagnati da discorsi di odio pronunciati dai leader politici. Secondo le Nazioni Unite, il rischio che l’escalation di violenza e di odio interetnico sfocino in un genocidio è molto alto.

Il conflitto si è esteso includendo regioni che precedentemente non erano state colpite, come la Greater Equatoria e il Greater Bahr-El-Ghazal. I civili sono coloro che hanno risentito maggiormente degli scontri. Sono stati commessi diversi crimini di guerra e crimini contro l’umanità, inclusi omicidi extragiudiziali, sparizioni forzate, atti di tortura, distruzione e saccheggio di beni, distruzione di ospedali e scuole, reclutamento di bambini soldati e attacchi contro gli assistenti umanitari in loco. La violenza sessuale è stata utilizzata come arma di guerra. Parallelamente, giornalisti e difensori dei diritti umani continuano ad essere oggetto di minacce, intimidazioni, molestie, arresti arbitrari e detenzione da parte del governo.

Viste le grandi difficoltà nel fornire aiuti e assistenza alle vittime, la situazione umanitaria continua a deteriorarsi drammaticamente e destabilizzare la regione dove si è constatato un grande numero di spostamenti forzati, con più di 1,5 milioni di persone costrette a cercare rifugio nei paesi limitrofi, e più di 2 milioni di persone che sono rimaste internamente disperse. Il 42% della popolazione ormai ha gravi problemi per quanto riguarda l’approvvigionamento alimentare e più di 7 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente, tuttavia il governo continua a impedire la fornitura di aiuti umanitari nei settori in cui è più necessario.

L’unica soluzione sarebbe quella di giungere immediatamente ad un cessate il fuoco permanente. L’UE e i suoi Stati membri hanno fornito quasi 300 milioni di euro in assistenza umanitaria nel 2014 per rispondere alla crisi umanitaria e ad affrontare le esigenze urgenti dei profughi sud-sudanesi nella regione, ma senza una tregua non sarà possibile dar sollievo alla popolazione nella giusta misura.

Nel frattempo bisognerebbe facilitare il rapido dispiegamento della Forze di Protezione Regionale, accordate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per integrare e rafforzare UNMISS, ovvero la già operativa missione ONU in Sud Sudan.

Infine si dovrebbe sostenere l’appello delle ONG che invitano il Consiglio dei diritti dell’uomo a creare immediatamente una Corte da parte dell’Unione africana, volta ad occuparsi dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità perpetrati in Sud Sudan. Bisogna infatti cominciare urgentemente le indagini e la raccolta di prove per documentare tali crimini, per successivamente passare ad un lavoro di riconciliazione e ricostruzione.

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