L’AGI, l’Agenzia Giornalistica Italiana, in un articolo che posteró nei commenti, oggi afferma che la collega Laura Ferrara avrebbe dichiarato il falso in merito alla proposta di riforma del regolamento di Dublino.
Facciamo una cosa, prima di fare l’errore di basarci sulle opinioni, andiamo a verificare punto per punto se l’AGI, nel suo fact-checking, abbia davvero letto ed analizzato il testo riformato dal Parlamento europeo e se ne abbia compreso appieno il senso e le implicazioni.
Quali sono le implicazioni di questo famigerato articolo 9?
Il primo Paese di ingresso (quindi spesso l’Italia):
-effettua le operazioni di identificazione;
-effettua i controlli di sicurezza (se dopo i controlli vi sono richiedenti asilo che dovessero risultare potenzialmente pericolosi, non vengono ricollocati ma restano nel primo Paese di ingresso che dovrà rimpatriarli -Vedi Artt. 3 e 40 del testo riformato);
-effettua le operazioni di registrazione delle richieste di protezione internazionale;
-effettua i primi colloqui per identificare soggetti vulnerabili e casi di ricongiungimento familiare;
-esamina prima facie le domande di tutti i richiedenti asilo arrivati e verifica se gli argomenti sollevati dal richiedente asilo siano rilevanti per l’ottenimento della protezione internazionale o se vi siano altre informazioni disponibili; se da questa prima valutazione la richiesta risulta chiaramente non convincente, questi richiedenti asilo non verranno ricollocati ma resteranno nel primo Paese di ingresso, che continuerà la procedura di esame della domanda fino ad una decisione definitiva.
Cosa significa tutto ciò?
Che sia nel caso in cui la decisione definitiva dia esito positivo (concessione della protezione internazionale), sia questa dia esito negativo (rifiuto protezione internazionale, come nel caso dei cosiddetti migranti economici), queste persone resteranno nel primo Paese di ingresso, che è spesso l’Italia.
Nel secondo caso menzionato sopra, quello dei cosiddetti migranti economici, il Paese di primo ingresso dovrà procedere con il rimpatrio ma, come abbiamo già spiegato più volte, i rimpatri sono difficili non tanto per questioni economiche, ma per l’assenza di accordi in tal senso con i Paesi terzi, senza i quali è quasi impossibile riuscire a rimpatriare i migranti irregolari nei loro Paesi di provenienza.
Ecco perché riteniamo che gli aiuti economici europei per i rimpatri non rappresentino un aiuto dirimente e non capiamo dove l’AGI abbia potuto riconoscere nell’articolo 9 questo “filtro attentamente calibrato” di cui scrive.
Negli emendamenti da noi presentati chiedevamo un meccanismo automatico, che non fosse filtrato, in modo che l’elenco di verifiche di cui sopra fosse fatto da tutti i Paesi europei in cui i richiedenti asilo venivano ricollocati, non solo dal primo Paese di ingresso. Con le nostre proposte si sarebbe garantita una solidarietà ed un’equa ripartizione delle responsabilità reale ed effettiva, non soggetta a filtri e prime verifiche.
Ecco perché riteniamo che questa modifica non risolve il problema e vi siano ancora a carico dei Paesi di primo ingresso, come il nostro, responsabilità e oneri non paragonabili a quelli degli altri Paesi dell’UE nella gestione dei flussi migratori.
Ecco perché vogliamo una solidarietà reale, con un meccanismo di ricollocamento automatico e non filtrato.
Ed infine, ecco perché vorremmo anche un’informazione che analizzi a fondo le cose e sia quanto più possibile obiettiva, cosa che in Italia sembra davvero impossibile.
Alla luce di tutto ciò vorremmo capire cosa hanno da esultare per questa riforma i partiti di Centrodestra e Centrosinistra che l’hanno sostenuta (che peraltro sono gli stessi partiti che hanno avallato in passato questi meccanismi che piangiamo) e la stessa stampa che li sostiene.
Alle volte ti sorge un profondo dubbio tra l’ipotesi in cui questi illustri professionisti davvero non capiscano le cose che fanno oppure siano così astuti da capirle bene e non volerle far capire a nessuno.
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