Nello Stato brasiliano del Mato Grosso do Sul, quasi al confine con il Paraguay, gli indigeni reclamano dai produttori rurali la proprietà della terra ancestrale, come riconosciuto già nella Carta Costituzionale brasiliana. Uno dei pochi Paesi al mondo, se non l’unico, a riconoscere tale diritto.
La situazione è degenerata, in un’atmosfera di tensione, tra scontri, sfratti, attacchi, si arrivano a verificare persino omicidi e suicidi ai danni della popolazione indigena Guarani-Kaiowá.
Il conflitto viene da secoli di errori dello stesso Stato brasiliano. Ora, entrambe le parti richiedono una soluzione urgente.La disputa si è già trasformata in una tragedia di grandi proporzioni.
La deputata federale Janete Capiberibe e il deputato federale Paulão, che ho ospitato nel mio ufficio di Bruxelles, rappresentano la Comissão de Direitos Humanos e Minorias della Câmara dos Deputados brasileira in missione ufficiale al Parlamento europeo.
Insieme agli indigeni Daniel Guarani e Lopes Inaye, si occupano dei diritti umani delle popolazioni indigene e di come la produzione agricola intensiva e estensiva, la speculazione economica, l’allevamento intensivo e il settore minerario li mettano a repentaglio.Questa settimana qui a Bruxelles si è discusso della situazione dei Guarani-Kaiowá, nel mato grosso del Sud, dopo la proiezione del documentario terre brasiliane, della TV Câmara.
La visita dei parlamentari brasiliani al Parlamento europeo arriva un anno dopo una missione nel Mato Grosso do Sul, quando una delegazione di deputati visitò i villaggi della popolazione Guarani-Kaiowá vittima di un genocidio perpetrato da gruppi legati agli agricoltori della regione.La situazione dei popoli indigeni in Brasile risulta estremamente preoccupante.
Già peggiorata durante il Governo Dilma Roussef, la situazione ha subito un ulteriore decadimento, con il Governo Temer.
Il Governo Roussef si è infatti caratterizzato per una condotta strutturalmente omissiva, portata avanti in maniera strategica, al fine di favorire settori corporativi e politici che sostenevano il medesimo governo, tra cui le elites latifondiste, minerarie e del commercio di prodotti agricoli.A peggiorare ulteriormente la situazione è arrivato il Governo Temer, che ha assunto una chiara ed aperta posizione anti-indigeni e sta ponendo in atto misure volte attivamente a mettere fuori gioco quelle istituzioni che hanno come compito istituzionale quello di proteggere gli indigeni. Il risultato è stato una recrudescenza dell’odio e della violenza nei confronti degli indigeni. Il fine ultimo è quello di impossessarsi delle terre ancestrali al fine di sottoporle a sfruttamento economico intensivo. Con conseguenze deleterie anche per l’ecosistema.
La violenza verbale e l’intolleranza nei confronti degli indigeni si propaga anche nei media ed in alcuni settori della politica. Le proteste degli indigeni e le manifestazioni di riappropriazione delle terre soggette a sfruttamento illegale sono sfociate spesso nel sangue.
Su un altro fronte, si registrano tassi di corruzione sempre più alta delle polizie locali, spesso colluse con il potere commerciale del mondo rurale. L’instabilità politica non fa altro che aumentare il clima di impunità. Milizie armate compiono operazioni di intimidazione ai danni delle comunità indigene, al fine di “liberare” le terre da sottoporre a sfruttamento commerciale.
Sul fronte giudiziario, preoccupa l’emergere in giurisprudenza di decisioni che applicano il c.d. “marco temporal”: una interpretazione della Costituzione che restringe i diritti dei popoli indigeni sulle terre, in essa garantiti.
Sul fronte del potere legislativo, si registrano più di cento proposte che mirano a modificare in senso peggiorativo varie norme che tutelano i diritti dei popoli indigeni.
In particolare si cerca sempre di più di creare riserve per indios, al fine di confinare gli indigeni in zone limitate e procedere allo sfruttamento delle terre ancestrali.Un deterioramento dei diritti degli indigeni si riscontra anche nel settore sanitario (nel 2016 si sono riscontrati almeno 735 decessi infantili, contro i 599 del 2015), così come in quello dell’istruzione, con tagli netti alla formazione dei docenti indigeni, gli unici in grado di poter garantire un’istruzione che sia an he rispettosa dei valori e della cultura indios. Il tentativo è quello di centralizzare e nazionalizzare di fatto anche questo aspetto.
Secondo il Rapporto annuale pubblicato dal Conselho Indigenista Missionário, nel 2016 sono registrati almeno 118 cash di uccisioni di indigeni e 106 cast di suicidio. Al contempo I governi Dilma Rousseff e Temer registrano il numero più basso di omologazione di Terre indigene della fine della dittatura.
In Parlamento europeo
Questa settimana è stato presentato e discusso il working document su Violation of the rights of indigenous peoples in the word, including land grabbing. Preparato dal collega portoghese Francisco Assis, è un documento di altissimo livello e rappresenta, nella sua completezza, la perfetta sintesi dei problemi e delle soluzioni che sono state prospettate in questo anno di duro lavoro portato avanti dalla Commissione DROI e dai, pochi ma buoni e combattivi, senatori e deputati brasiliani. In questa “ancestrale” battaglia per il riconoscimento dei diritti umani degli indigeni, una nota di ringraziamento va fatta all’incessante lavoro e dedizione dei ragazzi dell’UNPO, particolarmente a Fernando e Lukas.
Prossimi passi?
Approvare il report di iniziativa in commissione Diritti Umani e poi in Plenaria per poi chiedere alla commissione di mettere in atto le misure chieste dal Parlamento.
Creare il registro pubblico delle terre indios occupate o interessate dagli interessi delle multinazionali europee.
Chiedere alla Commissione UE e al Consiglio di adottare uno strumento legislativo che monitori e sanzioni gli attori europei complici o corresponsabili della violazione dei diritti dei popoli indigeni.