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La MAFIA dei fondi per l’agricoltura dietro l’omicidio Kuciak

Qualche giorno fa, un colpo di pistola al petto ha spezzato la vita del giovane giornalista slovacco Jan Kuciak, insieme alla sua fidanzata Martina Kušnírová, uccisi a sangue freddo mentre si trovavano nella nuova casa appena acquistata a Veľká Mača, a 50 Kilometri da Bratislava.

Dietro il brutale omicidio potrebbe esserci la ‘ndrangheta e i suoi interessi nel settore dei fondi europei per l’agricoltura. Ma facciamo un passo indietro.

Jan era un giornalista investigativo, un vero “cane da guardia” del potere, che si stava occupando di inchieste molto scomode. A differenza dell’Italia, che ha visto scorrere fiumi di sangue versati da coraggiosi giornalisti che scoprivano il malaffare, lo raccontavano e denunciavano, in Slovacchia non era mai stato ucciso un giornalista prima d’ora per via del suo lavoro. Ma allora cosa è successo a Jan?

Sembra incredibile, ma in questa terribile storia ci sono tutti gli elementi di ciò che per primo ho voluto denunciare al Parlamento europeo tre anni fa, nel 2015: l’arricchimento silenzioso della criminalità organizzata grazie ai contributi europei per l’agricoltura. Davanti ai miei colleghi, ho spiegato che accaparrarsi le terre significa riuscire a drenare milioni di euro di fondi UE, perché il possesso di grandi quantità di terra equivale a milioni di euro di contributi. Quando a questo meccanismo si aggiunge la scarsità di controlli, la connivenza della politica e la violenza mafiosa, il mix diventa micidiale.

Lo hanno fatto per anni in Sicilia, dove i fondi UE sono finiti in tasca alla mafia rurale dei Nebrodi, che intimidisce ed esercita violenza nei confronti dei nostri agricoltori per prenderne le terre. Una mafia rurale spietata, che ha provato persino ad uccidere il presidente del Parco dei Nebrodi Antoci. E lo continuano a fare, come dimostra la recente inchiesta della Guardia di Finanza della provincia di Enna, che ha scoperto truffe per milioni di euro da parte di associazioni criminali composte anche da politici e colletti bianchi.

Ed eccoci in Slovacchia. Tra le tante inchieste riguardanti le infiltrazioni della ndrangheta in Slovacchia di cui Jan si stava occupando, c’è la storia di due famiglie calabresi legate alla ‘Ndrangheta. Jan aveva scoperto che le due famiglie detengono un gruppo di aziende agricole che controllano un totale di oltre 12.000 ettari di terreno nell’est della Slovacchia: un decimo della provincia di Michalowce è di loro proprietà. Aziende che per anni hanno beneficiato di una valanga di fondi europei: più di 13 milioni di euro provenienti da Bruxelles, per il tramite del Ministero per l’agricoltura. Praticamente tutto il business agricolo della Slovacchia orientale è nelle loro mani. Le due famiglie insieme hanno accumulato un patrimonio da 100 milioni di euro, e non ne facevano mistero come dimostrano le foto delle 3 Ferrari di uno dei capifamiglia su Facebook.

Proprio lui, Antonino Vadalà, uno dei protagonisti delle inchieste di Jan, era stato sorpreso a falsificare la documentazione per richiedere i fondi UE, dichiarando di condurre una superficie 8 volte più grande di quella realmente in suo possesso. Suo fratello, Sebastiano Vadalà, era invece stato accusato di estorsione e aggressione verbale per aver minacciato di morte un’altra azienda agricola slovacca.

Chi è esattamente Antonino Vadalà lo spiega questa inchiesta di Fanpage.it che titola: “Il calabrese in Lamborghini che fa tremare il premier slovacco”

Anche di questo che si stava occupando Jan: il grande business dei fondi UE per l’agricoltura, un giro d’affari di 4,6 miliardi di euro in Slovacchia solo per il periodo 2014-2020. E probabilmente per questo è stato ucciso.

Ormai da anni la ‘ndrangheta si è radicata in Europa dell’est. E’ un fenomeno strisciante e silenzioso di proporzioni enormi, pericolosissimo, di cui l’Europa deve accorgersi e combattere senza pietà. Nei Paesi dell’Est europeo le mafie stanno acquistando latifondi il cui unico obiettivo è attirare i contributi europei per l’agricoltura. Da anni combatto dentro e fuori il Parlamento Europeo per far sì che l’Europa si attrezzi sul piano normativo nel contrastare alle mafie, e si renda conto finalmente che la criminalità organizzata in Europa esiste, si allarga, compra le terre, si rafforza economicamente e militarmente fino ad arrivare alla violenza e persino agli omicidi. Quando ho denunciato questa cosa in Parlamento Europeo, i giornali italiani, hanno reagito con superficialità, mentre la stampa straniera, BBC in testa, ne traeva spunto per delle inchieste. 

Il sacrificio di Jan Kuciak è la grande occasione dell’Europa non solo per combattere davvero le mafie a livello globale ma anche per comprendere che il buon giornalismo investigativo non va svilito, ma va finanziato, incentivato e protetto.

Oltre a offrire massima vicinanza e solidarietà agli amici e ai parenti delle vittime da parte mia e del gruppo del Movimento 5 Stelle in Europa, annuncio che una delegazione del Parlamento Europeo si recherà presto in Slovacchia per approfondire la vicenda.

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