,

Esecuzioni in Egitto. La totale erosione dello stato di diritto

Da quando Al Sisi è al potere il governo egiziano non solo ha ricominciato a comminare sentenze di morte, cosa che non accadeva più sotto i governi passati di Mohamed Morsi e Adly Mansour, ma anche ad eseguirle!

Sarebbe riduttivo affermare che la violazione dei diritti umani in Egitto ha raggiunto livelli preoccupanti. La situazione infatti ha oltrepassato ogni limite immaginabile, al punto che ormai non si può più neanche parlare di stato di diritto.

Le esecuzioni sono solo il più grave ed evidente sintomo dello scellerato inasprimento della violenza e del crollo pressoché totale dei valori dello stato di diritto a cui si sta assistendo in Egitto.

Condanne a morte (spesso comminate alla fine di processi farsa o politicamente pilotati), sparizioni forzate, torture per estorcere confessioni, esecuzioni extragiudiziarie sono solo alcune delle pratiche utilizzate con sistematicità in un paese in cui ormai gli abusi sono veramente sfuggiti di mano.  

Un numero allarmante di testimonianze e di confessioni utilizzate nei processi sarebbe infatti ottenuto in seguito alla presunta sparizione forzata, alla tortura o al maltrattamento degli accusati, in totale violazione della Convezione delle Nazioni Unite contro la tortura (di cui l´Egitto è firmatario). Come se non bastasse, tutte le esecuzioni recenti e imminenti sarebbero il risultato di processi che non hanno rispettato il diritto a un equo e giusto processo, spesso impedendo addirittura ai detenuti di incontrare il loro legale o “concedendo” tale incontro a pochi giorni dall´esecuzione.

Il fatto a mio avviso più grave riguarda la quasi totale arbitrarietà che permette la legge antiterrorismo egiziana (introdotta nel 2015) nell´etichettare un soggetto come terrorista e condannarlo a morte. Questa legge prevede infatti la pena di morte per chiunque sia giudicato colpevole di far parte di un gruppo terroristico, nell’ambito di un’ampia definizione di terrorismo che comprende “violare l’ordine pubblico, mettere a repentaglio l’incolumità, gli interessi o la sicurezza della società, ostacolare le disposizioni della costituzione e della legge o arrecare danno all’unità nazionale, alla pace sociale o alla sicurezza nazionale”.

Inutile dire che questo espone qualsiasi comune cittadino, compresi i difensori dei diritti umani, al rischio di essere etichettato come terrorista e condannato a morte.

La repressione del terrorismo è stata sostanzialmente utilizzata come giustificazione da parte delle autorità egiziane per condurre una dura repressione su vasta scala di qualsiasi tipo di opposizione.

E’ questo il contesto in cui Giulio Regeni è stato rapito, torturato e barbaramente ucciso.

Un nostro cittadino che non riusciamo a difendere neanche da morto. Perché siamo troppo deboli per farlo o perché sono forse troppo forti gli interessi economici di partenariato con l’Egitto? Lo stiamo uccidendo due volte, questa è la verità.

Le indagini delle autorità egiziane devono essere svolte in totale trasparenza e collaborazione con le autorità italiane, affinché venga fatta luce sulla sua morte e venga finalmente resa giustizia a Giulio! Ho reiterato questo concetto nel mio ultimo intervento sull’Egitto in seduta plenaria a Strasburgo, dove ci si continua a dimenticare che Giulio Regeni era un cittadino europeo.

Cosa c’è di più importante e superiore nel nostro compito che salvaguardare e difendere la libertà e la vita dei nostri cittadini? Ogniqualvolta ci siamo ritrovati in sede parlamentare a discutere sull’Egitto non siamo stati in grado di mettere al centro delle priorità la morte orribile di un ragazzo europeo innocente, sacrificandolo a meri interessi politici e commerciali.

Cosa significa questo? Che siamo troppo deboli per difendere i nostri cittadini o che semplicemente dovremmo smetterla di prenderci in giro e ammettere che siamo qui solo per difendere interessi economici e politici?

Se le autorità egiziane hanno permesso che fosse fatto tutto questo a un ricercatore italiano, coscienti che avrebbero avuto i riflettori dell’Occidente puntati su di sé, non oso neanche immaginare la triste sorte che tocca quotidianamente ai cittadini egiziani, inermi e abbandonati in totale balìa di un despota.

Quali altri diritti umani, quali altre norme internazionali deve violare l’Egitto prima che l’Unione Europea e gli Stati Membri inizino a fare qualcosa che vada oltre indignazioni e dibattiti? Non siamo qui per indignarci: l`indignazione non serve a nessuno.

Il nostro ruolo come garanti dei diritti umani e dello stato di diritto deve tradursi in fatti, siamo in Parlamento per questo.

 

Condividi