In Kenya sono già proibitive le condizioni di vita per i normodotati, figuriamoci per un diversamente abile e ancor più se bambino.
La Iena Castellano ci ricorda che in Kenya, l’aspettativa di vita è di appena 56 anni. Significa che un ragazzo di 28 anni è considerato un uomo di mezz’età.
La disabilità in Kenya, ma in altre, troppe, parti del mondo viene considerata una “vergogna” o addirittura un “peccato”, una specie di punizione divina.
Il risultato è che molti uomini abbandonano i loro bambini e le loro donne, lasciandoli da soli a combattere contro l’indifferenza, o peggio ancora, lo sfruttamento e la superstizione agevolate dalla mancanza di conoscenza del fenomeno.
In termini di lavoro minorile, è stato rilevato che in Kenya operano i cartelli dei trafficanti di bambini con disabilità, sfruttati come mendicanti nelle aree urbane, dove non vengono né nutriti né pagati, peggiorando le loro disabilità (Kenya National Commission on Human Rights, 2016).
Inoltre, molti bambini con disabilità vengono abusati e sfruttati sessualmente, specialmente quelli che subiscono spostamenti forzati. Vengono cioè trasferiti a vivere nei campi dei rifugiati (Kenya National Commission on Human Rights, 2016).
Violenza sessuale e sfruttamento nei confronti di donne e bambini nei campi profughi riportato già dagli studi accademici di Beswick nel 2001.
Questa è la situazione che è stata riportata dallo Studio che ho proposto alla Commissione DROI del Parlamento europeo.
http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2017/603837/EXPO_STU(2017)603837_EN.pdf