Secondo le autorità locali, in questo momento si contano circa 3 mila palestinesi feriti, dal momento del trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme. Oltre ai feriti si contano oltre 60 morti, compresa una bimba di otto mesi, ma il bilancio è destinato a salire. Tra morti e feriti per le proteste si contano solamente civili e manifestanti palestinesi. Questo perché Israele non è in grado di affrontare proteste civili. Infatti, affronta qualsiasi manifestazione, problema civile o sociale tramite l’utilizzo di armi e soldati.
Armi e soldati che provocano morti innocenti come i giovani Hamdan di 12 soli 12 anni, Izaldin di 14. Tra i feriti, molti per essere stati colpiti da colpi di arma da fuoco provenienti dalle milizie israeliane, si contano anche tre giornalisti.
Attenzione. Non parliamo della libertà di Trump o degli USA di scegliere dove aprire una sede diplomatica, ma sulla provocazione di scegliere, non solo il luogo simbolo delle tensioni storiche tra il Popolo palestinese e lo Stato di Israele, ma, soprattutto, sulla scelta della data in cui “celebrare” il trasferimento dell’ambasciata.
Il periodo, infatti, coincide con la manifestazione della “Grande marcia del ritorno nella striscia di Gaza” e con la vigilia della commemorazione dei 70 anni della Nakba (Catastrofe), che ricorda l’esilio di più di 700 mila palestinesi a seguito della creazione dello Stato di Israele.
Alla Casa bianca devono aver assunto un esperto di “provocazioni pericolose e guerrafondaie”. Siria, Iran, Palestina, Messico, Coree e armi nelle scuole negli Usa, sono solo alcune delle provocazioni messe in atto dall’amministrazione Trump. Attenzione a non farci illudere dagli scarsi e deboli risultati raggiunti come la questione coreana.
Il senso di responsabilità dimostrato sino ad oggi da parte della comunità internazionale, ma anche da una parte dell’Europa ha evitato di far sprofondare l’umanità nell’arroganza e nella stoltezza.
La strada da percorrere deve essere quella del dialogo e della comprensione reciproca. Condivido le parole del primo ministro palestinese Rami Hamdala e allo stesso modo penso che scegliere un giorno tragico nella storia della Palestina, per trasferire l’ambasciata statunitense a Gerusalemme, dimostra una grande insensibilità e mancanza di rispetto per i principi base del processo di pace.
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