Il Rif, la regione eterna ribelle del Marocco. Si piega, ma non si spezza

E´ da più di un anno ormai che una serie di sollevamenti popolari scuotono il regno del Marocco dalle fondamenta. Tutto è iniziato circa un anno fa nella regione montagnosa del Rif, nel nord del paese, storicamente la più povera e ribelle.

Queste proteste sono esplose il 28 ottobre 2016, quando un pescatore locale, Mouhcine Fikri, è stato schiacciato a morte all’interno di un camion di rifiuti mentre cercava di recuperare la merce che la polizia gli aveva confiscato, in quanto pescata fuori stagione. Cinque testimoni oculari hanno affermato che un ufficiale di polizia ha ordinato l´assassinio di Fikri. L´ordine dell´ufficiale che ha gridato “tiratelo” è stato documentato da vari filmati dei tanti presenti e successivamente mandato in rete.

E´ stata questa la scintilla che ha innescato l´Hirak (Movimento) del Rif, il più rovente movimento di protesta del Marocco contro gli abusi e le ingiustizie sociali del popolo marocchino. La reazione delle autorità non è stata certo gentile, potendosi riassumere in una sola parola: feroce repressione a tutto campo.

1300 arresti in un anno, processi iniqui, pene severissime da uno a vent´anni, tantissimi minori incarcerati, pessime condizioni di detenzione e soprattutto presunta tortura dei manifestanti (presunta in quanto l´unico report disponibile sulla tortura della principale ONG marocchina è stato segretato).  

L´escalation repressiva a cui si sta assistendo in Marocco quindi non si limita più a intimidazioni, restrizioni e qualche arresto arbitrario (principalmente ai danni di attivisti, giornalisti e ONG), ma si sta attestando su livelli non indifferenti di violazioni dei diritti umani.   

L´Hirak del Rif a sua volta ha innescato altri grossi movimenti sociali in tutto il Marocco (Zagora, Jerada, Imider), che hanno tutti lo stesso denominatore comune: richiesta di giustizia sociale ed economica, lavoro, partecipazione, trasparenza, costruzione di università e ospedali, rilascio di prigionieri politici e (nel caso del Rif) demilitarizzazione della regione.

E´ il famoso cane che si morde la coda. Il potere non tollera nessuna forma di protesta o di appoggio alle proteste e risponde con un inasprimento della repressione. L´aumento della repressione incendia ulteriormente gli animi dei marocchini e le proteste, che aumentano in tutto il paese e si fanno sempre più roventi.

Il re del Marocco non sta dimostrando molta saggezza e lungimiranza nella gestione autoritaria e minimalista del suo popolo (forse perché poco presente in quanto sempre “impegnato” a viaggiare). Ma quello su cui dovrebbe riflettere il monarca, oltre al rischio che porta con sé continuare a sfidare un popolo che è sul punto di esplodere, è il fatto che è proprio quel popolo che gli paga le vacanze!

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