L’audizione del Commissario designato francese al Mercato interno, Thierry Breton, che ha preso il posto della Goulard, nominata da Macron ma bocciata dal Parlamento Europeo, è stata molto deludente. Nonostante le reiterate richieste, mie e di altri eurodeputati, di entrare nel merito delle vicende, come nel caso dell’acciaieria e dell’Ilva di Taranto, le sue risposte sono state sempre vaghe e generiche. L’Europa ha bisogno di idee e programmi forti e impegni concreti. Mentre Stati Uniti e Cina sono in continua battaglia per la supremazia tecnologica mondiale, il gap è in continuo allargamento e si viaggia a vista, senza bussola.
Peraltro Breton non ha sciolto i numerosi dubbi legati al suo conflitto di interessi. Considerato che la sua lunga esperienza dirigenziale nel settore privato si sovrappone con i temi trattati nel portafoglio assegnatogli, ci aspettavamo qualche rassicurazione più precisa che mere parole e impegni vaghi.
Chiediamo che la nuova Commissione europea lavori a un piano industriale europeo che metta al centro la transizione e la riconversione industriale verso tecnologie innovative e produzioni più green. Insomma, verso i temi della nuova rivoluzione industriale, un mercato valutato oltre 100 miliardi a livello europeo per i prossimi 5 anni.
Dopo di me è intervenuto Calenda che ha esordito dichiarandosi felice che Breton avesse quel lungo trascorso in certo settore privato (che ora dovrebbe controllare dalla massima carica pubblica europea). Come se non fossero bastati 25 anni di Berlusconi per capire che i grandi uomini d’affari in politica restano uomini d’affari.
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