Antonio Gramsci, l’egemonia culturale e i punti di contatto con quello che accade oggi

Parliamo sempre troppo poco di una delle migliori teste pensanti che ci invidia tutto il Pianeta, ossia Antonio Gramsci, e di come il suo pensiero possa essere attualizzato fino ai giorni d’oggi.

Uno dei concetti più interessanti elaborati dal pensatore sardo di origini arbëreshë fu quello di egemonia culturale. Ne avete mai sentito parlare?
In estrema sintesi è un concetto che indica le varie forme di dominio che si realizzano nella società. Dove chi ottiene la direzione intellettuale e morale impone, attraverso un complesso processo di interiorizzazione e controllo, i propri valori politici, intellettuali e morali agli altri.
In parole povere è la spiegazione del neoliberismo che governa le nostre vite senza che noi lo sappiamo e/o lo vogliamo.

Il grande tema che ruota intorno all’egemonia è comprendere se le classi subalterne (sottoproletariato, proletariato urbano e rurale e anche parte della piccola borghesia), dato che in numero maggiore (anche se molto disunite) potessero strappare ai gruppi dominanti l’egemonia culturale sulla società (secondo Gramsci attraverso gli intellettuali, ma quelli che si definiscono tali oggi sono dei cani al guinzaglio del potere) e fissare un modello egemone alternativo basato su valori completamente diversi.

Cosa è cambiato rispetto ad allora?
La situazione è in realtà peggiorata rispetto a 100 anni fa, eppure si fa una immane fatica a riprendere concetti del genere. Domande semplici come “se il 1% possiede quel che possiede il restante 70%, perchè il 70% non si ribella?” o “Perché si accetta una forbice che si allarga sempre più e consente ai ricchi di essere sempre più ricchi e ai poveri alle classi medie e povere di non avere più nulla?” sono ancora senza risposta.

Già allora si assumeva che “strumenti culturali egemonici” come la scuola obbligatoria o i mezzi di comunicazione di massa (dell’epoca) avevano inculcato una “falsa coscienza” ai lavoratori. Invece di fare una rivoluzione che servisse a soddisfare i loro bisogni collettivi i lavoratori delle società industriali facevano propria l’ideologia borghese dominante cedendo alle sirene del nazionalismo, del consumismo e della competizione sociale abbracciando un’etica individualista egoistica oppure schierandosi tra le file dei capi religiosi borghesi.

Ci vedete punti di contatto con ciò che accade oggi?
Mentre si cerca di mettere operai contro pensionati, immigrati contro disoccupati, esodati contro emigrati, c’è una classe dominante che continua a far affari e accresce il proprio potere e il proprio controllo non solo sulle vite, ma sulle teste delle persone che si dovrebbero ribellare.
Ma bastano gli strumenti culturali egemonici per spostare il problema, dividere le classi subalterne e continuare ad allargare la forbice.

Cosa dovrebbe fare il Movimento 5 stelle secondo me con questa sua fase di rinnovamento?
Spiegare agli italiani chi è il vero nemico e creare una egemonia culturale tesa realmente a riequilibrare la società. Abbiamo fatta una lotta contro i privilegi finora che evidentemente non è sufficiente, dobbiamo alzare il tiro su quelle regole che favoriscono solo le grandi multinazionali che distruggono mercati e pianeta. Dobbiamo alzare il tiro sui privilegi della chiesa cattolica e della burocrazia pubblica, senza paura. Dobbiamo fare in modo che si parli di cose scomode e senza ritorno elettorale e che tutti i cittadini “diventino realmente Stato”, cioè siano consapevoli di ciò che gli spetta in quanto membri di una collettività e non cosa possono fare per fregare il prossimo o primeggiare.

Queste sono alcune delle cose che dobbiamo fare, riprendere il pensiero gramsciano (che invito tutti a leggere) e lottare contro chi sta dominando il Mondo in modo ingiusto, contro questo modello neoliberista totalmente insostenibile. Chi se ne frega delle persone che devono interpretare i ruoli? chi se ne frega delle prime donne? Chi se ne frega se ci sarà un capo politico o un collegio e chi ne farà parte? chi se ne frega delle misere ambizioni di chi entra in politica per appagare i propri obiettivi personali? Qui c’è un obiettivo molto più grande da fissare e perseguire, e se l’obiettivo è chiaro e la strada per raggiungerlo è tracciata, poco importa chi si fa da portavoce per un piccolo periodo di tempo, ciò che conta e che si faccia ciò che il popolo, forza finalmente egemone, voglia che si faccia.

Al lavoro per fissare valori, principi, programmi e funzionamenti.

Per Aspera ad Astra

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