Leoni da tastiera ed haters sociali. Come si agisce e regolamenta il fenomeno?

La squallida vicenda che ha riguardato Lucia Annibali ha riacceso i riflettori sul tema della regolamentazione dell’utilizzo dei social, su come sanzionare gli “haters”, gli “hate speech” e in più in generale come fare in modo che il web non sia una terra di nessuno dove “leoni da tastiera”, “profili automatizzati (o bot)” e “analfabeti funzionali” abbiano campo libero agendo nell’anonimato e nell’impunità generale.

Qual è il quadro generale? In che modo si sta agendo e regolamentando il fenomeno?

Sul tema c’è grande dibattito, anche perché sono sul piatto due interessi pubblici rilevanti meritevoli entrambi di tutela. Da una parte c’è la libertà di manifestazione del pensiero e dall’altra la tutela dell’immagine e della dignità degli individui.
Uno delle prime risposte da parte dei grandi operatori del web è arrivata dall’intelligenza artificiale. In pratica si opera, attraverso dei software molto avanzati, una sorta di censura a monte nel caso di utilizzo di immagini o concetti che incitano all’odio o alla discriminazione. Ma è sufficiente questo approccio? Assolutamente no.
Pensate che ad esempio un software avanzato (come quelli che utilizza facebook) non sarebbe in grado di distinguere se l’immagine di un nudo in un quadro, quindi una chiarissima espressione d’arte, sia una immagine lesiva del buon costume e pertanto vada rimossa. Ovviamente è impensabile che qualche essere umano controlli caso per caso ogni singolo post (su Facebook si pubblicano oltre 40.000 post ogni secondo, su Twitter ogni minuto vengono pubblicati quasi 300.000 tweet, su Instagram si pubblicano 3600 foto al secondo e così via), pertanto è necessario che ci sia una regolamentazione quanto più uniforme possibile, ma anche che questa non si trasformi in una sorta di attività censoria discrezionale.

Al momento ci sono commissioni che si occupano della materia, a livello nazionale e internazionale, e varie disegni di legge in differenti Stati, Italia compresa, nessuna delle quali appare però risolutiva. A livello europeo il dibattito è aperto (specie sull’intelligenza artificiale, che seguo in commissione) ma non ci sono ancora soluzioni.

Io credo fermamente che il deterrente più efficace sia sempre quello economico. Voglio dire che sarebbe necessario regolamentare in modo molto più stringente l’identità digitale, vietando in modo tassativo qualsiasi forma di pubblicazione anonima (pensate a twitter, patria di profili anonimi-falsi e di (ro)bot che inondano di fake news e insulti gratuiti), mettendo l’obbligo di verificare l’identità degli utenti ai gestori, pena responsabilità civile (e penale nei casi più gravi) piena degli stessi. Questo prevedendo a latere un sistema sanzionatorio molto rigido e proporzionale all’infrazione che si commette.
Il sistema sanzionatorio, per non appesantire il sistema penale (in cui andrebbero solo alcuni casi molto gravi previsti) si può mantenere nel civile o addirittura, con l’ausilio di tabelle di risarcimento e giurisprudenza, nelle fasi extraprocessuali dello stesso sistema civile (come la mediazione o l’arbitrato), a cui io personalmente devolverei in toto (levandoli dal penale) anche i reati legati all’onore, ossia la diffamazione e ingiuria. In tal modo rimarrebbe ferma la libertà di manifestazione del pensiero e di espressione che trova come limite la tutela dell’immagine e della reputazione altrui.

Il web è una risorsa eccezionale e uno strumento incredibilmente rivoluzionario che porta nelle nostre tasche conoscenza globale e relazioni all’istante. E’ un passo decisivo verso l’unione delle esperienze di tutto il Pianeta e proprio per questo va tutelato e liberato dai suoi usi distorti.

Se vuoi pubblicare menzogne, offese o diffamazioni va bene, è un tuo diritto. Però lo fai senza nasconderti, ossia con il tuo nome e cognome (e altri dati anagrafici che il gestore del sito o dei social deve mettere a disposizione in caso di procedimento. altrimenti si assume la responsabilità di risarcire in luogo dell’anonimo. Così non si va ad appesantire il lavoro della polizia postale, che lasciamo occuparsi di cose più importanti) devono essere visibili e devi essere pronto a pagare. Se reiteri la condotta paghi di più e arrivi ad essere estromesso dalla possibilità di commentare o usare i social, o addirittura arrivi ad essere contrassegnato come haters, come incivile e disadattato odiatore, con la spuntina H. Una sorta di daspo per incapacità di vivere civilmente in una comunità.
Si tratta di un principio molto semplice, il principio di responsabilità.

Stesso discorso vale per le fake news, anche lì il timore è che ci possa essere un organo censore abusi del proprio potere decidendo cosa sia giusto e cosa sia sbagliato in base ad un orientamento politico. Si può ovviare con delle linee guida e dei sistemi di verifica e di reclamo, discernendo ciò che è attività di informazione (in cui vanno citati fatti, numeri ed eventi in modo circoscritto) e ciò che è attività di opinione politica, che non può mai essere sottoposta a valutazione, a meno che non violi altri interessi costituzionalmente garantiti.

Insomma, come vedete il tema è ampio e appassionato, ma da una corretta regolamentazione del web passa l’opportunità di costruire una società migliore in cui le masse e l’individuo, messo per la prima volta nella storia in piena condizione di conoscere, valutare e decidere, diventa protagonista delle stagioni del futuro.

Questo è uno dei tanti temi di cui ci dobbiamo occupare e su cui dobbiamo segnare un percorso nei prossimi Stati generali del movimento 5 Stelle. Io proverò a parlare di molti temi, almeno di quelli di cui mi sono occupato e su cui posso sviluppare un pensiero. Discutiamo, facciamo massa critica e segniamo obiettivi a medio lungo termine e percorsi concreti per raggiungerli.

Per aspera ad Astra
⭐️⭐️⭐️⭐️

 

https://www.facebook.com/CorraoM5S/posts/3451615864865550?__tn__=K-R

Condividi