In un suo famoso testo Giorgio Gaber diceva : “Sul vocabolario c’è scritto che democrazia è parola che deriva dal greco, e significa “potere al popolo”. L’espressione è poetica e suggestiva. Ma in che senso potere al popolo? Come si fa? Questo sul vocabolario non c’è scritto. Però si sa che dal 1945, dopo il famoso ventennio, il popolo italiano ha acquistato finalmente il diritto al voto. E’ nata così la famosa democrazia rappresentativa, che dopo alcune geniali modifiche, fa si che tu deleghi un partito, che sceglie una coalizione, che sceglie un candidato, che tu non sai chi è, e che tu deleghi a rappresentarti per cinque anni. E che se lo incontri, ti dice giustamente: “Lei non sa chi sono io”.”
La locuzione latina “delegare, composizione di de- e legare, significa letteralmente “mandare con un incarico”. E’ una parola importante, che sentiamo spesso. Si usa con un significato molto specifico in ambito amministrativo ed è regolata in modo precipuo dal nostro ordinamento giuridico. Ma è anche un termine che assume una importanza fondamentale quando si parla di rapporto tra cittadino elettore e cittadino eletto. Potremmo discutere all’infinito dell’origine e dell’evoluzione di questo rapporto, eppure resta ancora oggi uno dei principali problemi che affligge il funzionamento delle nostre democrazie.
Tra gli obiettivi che ci siamo prefissati all’inizio del nostro percorso politico, che per chi c’era e ricorda voleva essere innanzitutto una rivoluzione culturale, c’era anche quello di dare un nuovo risultato di significato alla democrazia rappresentativa. Obiettivo che ancora è lontano dall’essere realizzato per mancanza di maggioranza e perché le vicende politiche quotidiane lo hanno fatto passare in secondo piano. È un argomento, tra i vari importanti di cui vi parlo e vi continuerò a parlare in questa pagina, che non può non essere oggetto di discussione in questo prossimo momento di rigenerazione del movimento 5 stelle.
Il primo punto della questione è come vincolare i partiti e i suoi eletti ai programmi elettorali con cui si presentano alle elezioni. Capisco che non tutto è prevedibile ed eventuali accordi successivi, per raggiungere la maggioranza, comportano compromessi al ribasso. Ma almeno gli obiettivi e i limiti del mandato devono essere chiari, così come deve essere chiaro che al di fuori di quei paletti si sta agendo oltre la delega popolare e che quindi va elaborato un metodo affinché il cittadino-elettore possa ritirare la delega data.
Voi mi direte adesso che il nostro è un sistema basato sulla rappresentanza e non sul mandato e che sto riportando in ballo il famigerato “mandato imperativo”, una roba che accadeva nelle assemblee rappresentative dell’Ancien Régime, per essere precisi proprio per gli Stati generali francesi (questo nome vi ricorda qualcosa?).
Il mandato imperativo era ispirato alla dottrina della della sovranità popolare di Jean Jacques Rousseau a cui si contrapponeva quella della sovranità nazionale di Emmanuel Joseph Sieyès. Non è questa la sede in cui approfondire le due teorie ma di sicuro possiamo affermare con certezza che ha prevalso, negli ordinamenti democratici, la seconda impostazione di rappresentanza libera da vincoli.
Il problema che ci troviamo ad affrontare oggi è la conseguenza di questa impostazione della rappresentanza. Si è passati da essere liberi da vincoli e essere liberi di fare come ti pare o peggio ancora liberi di fare gli interessi di pochi, tradendo tutti i presupposti democratici che avevano legittimato la rappresentanza.
Quale soluzione si può elaborare?
Prevedere il mandato imperativo? Inserire degli strumenti che consentano un recall degli eletti? Prevedere dei sistemi di verifica periodici?
Non mi sento di affermare cosa sia giusto o sbagliato, ma è chiaro che qualche passo va mosso e siamo già in ritardo. Si può ragionare in termini di vincolo su ciò che sono programmi elettorali chiari e inequivocabili (ad esempio se inseriamo in programma “lo smantellamento del mes” non sarà accettabile alcuna modifica che non sia un suo smantellamento) e in termini più flessibili per ciò che rappresenta un’obiettivo più flessibile, in cui però vanno definiti i tempi di realizzazione (ad esempio rimuovere la povertà assoluta in 5 anni e quella relativa in 10, e procedi attraverso diversi provvedimenti, come il reddito di cittadinanza).
Quel che di sicuro non può reggere è continuare a vivere in un sistema politico in cui il rapporto tra elettore ed eletto viene basato sulla menzogna e sulla successiva giustificazione. Con partiti e politici che hanno mentito e raggirato gli elettori per anni che ancora si presentano alle elezioni con il loro carico di promesse che non manterranno mai. Anche noi, nonostante stiamo realizzando con fatica gran parte del nostro programma, in alcuni casi abbiamo comunicato male, sottovalutato, enfatizzato o non circoscritto bene obiettivi di cui abbiamo parlato. È una cosa che non deve più accadere, e nel nuovo corso del m5s dobbiamo impegnarci anche su questo, affinché il rapporto di fiducia tra cittadino-elettore e cittadino-eletto sia autentico e bilanciato da pesi e contrappesi.
Altrimenti democrazia resterà solo una poetica e suggestiva espressione per prendere in giro le masse inconsapevoli da parte di piccoli gruppi di persone privilegiate.
Per aspera ad Astra
⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
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