Il principio del primato del diritto dell’Unione Europea su quello nazionale è un principio affermato da tempo ovunque, tranne che in Germania

Il principio del primato del diritto dell’Unione Europea su quello nazionale è un principio affermato da tempo ovunque, tranne che in Germania.

In Italia le tappe che affermarano la supremazia furono dei famosi casi giusdiziari (Costa/Enel del ’64 e Stato/Simmenthal del ’78, poi recipita dalla Corte Costituzionale con la sentenza granital del ’84). Quindi dall’anno in cui sono nato non vi è dubbio che in caso di contrasto tra norma interna e norma comunitaria prevalga la seconda.

Come vi dicevo in Germania non è così, e stamattina la Corte costituzionale tedesca era chiamata a pronunciarsi sul Quantitative Easing della Bce, dopo ben 5 anni di contenzioso e con un programma in corso, la Corte di Karlsruhe poteva mettere dei paletti irremovibili per depotenziare il programma di acquisto titoli. Non è andata così, per fortuna (le conseguenze sarebbero state nefaste per tutta l’eurozona) o per convenienza (I Giudici sanno benissimo che l’euro è un progetto che favorisce la Germania più di ogni altra Nazione), anche se sono state sancite delle cose di principio importanti, come aver riscontrato, al contrario di quanto affermato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che il programma del quantitative easing è incompatibile con il principio di proporzionalità consacrato nei trattati europei.

A leggere fino in fondo la sentenza, c’è anche un altro punto degno di nota che potrebbe creare non pochi problemi nel breve periodo, ossia la parte in cui i Giudici di Karlsruhe stabiliscono che dopo un periodo transitorio di 3 mesi, la Bundesbank non potrà più partecipare all’attuazione e all’esecuzione delle decisioni della BCE. Questo vuol dire che di fatto la prosecuzione del programma PEPP della BCE sarà di fatto a breve incompatibile con l’ordinamento tedesco, a meno che la BCE non adotti una qualche decisioni che smonti le fondamenta di questa decisione. Una sorta di diktak alla Lagarde.

Stamane si è quindi stabilito l’importante principio che il quantitative easing della Banca centrale europea non viola (almeno completamente) la Costituzione tedesca,la Bundesbank potrà quindi continuare a prendere parte attivamente al programma, almeno per 3 mesi. Questa decisione mette momentaneamente al riparo il “bazooka” da 750 miliardi di euro lanciato dalla Bce, lasciando però degli spiragli aperti per ricorsi futuri. Quindi una vittoria a metà condita da delle anomalie di non poco conto. Perchè resta in piedi il principio per cui le decisioni della BCE, o altra istituzione europea, possano essere sottoposte ad accettazione da parte della Corte Costituzionale tedesca. Insomma tutti gli Stati sono uguali, ma alcuni Stati sono più uguali degli altri (semicit.). Questo non fa altro che rafforzare quel sottile pensiero che porta i cittadini ad identificare l’Unione Europea con la Germania e la BCE con la Bundesbank.

Adesso, come ho avuto modo di spiegare più volte, le strade sono due. La prima è quella della scrittura di nuovi trattati, che vadano a riformare la rappresentanza democratica, un sistema fiscale unico ed equo per tutti, gli stessi standard lavorativi, gli stessi diritti sociali, una gestione comune degli di interni e degli esteri e la presenza di un sistema sanitario europeo. Ovviamente il tutto accompagnato da un nuovo trattato monetario per cui la BCE si trasforma in una vera Banca Centrale, legata ad un tesoro europeo e che faccia da prestatore di ultima istanza. La seconda è invece che questo progetto resta così come è oggi e non potrà dare mai alcuna risposta reale e concreta ai bisogni dei cittadini di un Continente, e si limiterà ad essere il parco giochi delle multinazionali e dell’alta finanza.

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