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Non serve a niente tifare da una parte o dall’altra, non è una partita e c’è solo da perdere

Il termine professionista dell’antimafia trae origine da una intervista di Leonardo Sciascia al Corriere della Sera in cui lo scrittore, prendendo una cantonata di proporzioni notevoli, si scagliò contro Paolo Borsellino per l’assegnazione del posto di Procuratore di Marsala.

Giovanni Falcone, oggi considerato da tutti come eroe, in vita era particolarmente inviso a molti suoi colleghi magistrati e a chi si ergeva a paladino dell’antimafia, come Leoluca Orlando. Falcone subì un attentato (sventato) all’Addaura nel 1989. I suoi detrattori, gente importante, continuarono a sostenere la tesi che Falcone quel fallito attentato se lo fosse fatto da solo.
Funziona più o meno così, finche non ti ammazzano non sei credibile. Per riconoscere l’autenticità delle tue azioni devi farti ammazzare, altrimenti sei un ciarlatano che agisce per qualche losco interesse.

Con questa premessa voglio dire che la situazione che si è venuta a creare intorno a Nino Di Matteo, di cui vi sarete fatti la vostra opinione, è una situazione potenzialmente molto pericolosa.
Un magistrato della caratura di Nino Di Matteo ha molti nemici, sia vestiti bene che con la lupara in mano, e non si può fare l’errore di farlo sentire scoperto o isolato.

Io per questa vicenda sono stato e sto ancora emotivamente male, ci ho perso il sonno in queste due notti e ho scritto e cancellato più volte dei post, perchè stanco e poco lucido.
Passati due giorni non ha più senso entrare nel merito dei fatti enunciati da lui e Bonafede (che da portavoce m5s sta portando avanti il nostro programma in quell’importante ministero e della cui “buona fede”, anche nell’errore di scegliere tal Basentini a capo del DAP, non dubito). Mi rammarica molto che sia successo quel che è successo e che non ci sia stato modo per chiarirsi prima, visto che parliamo dell’ispiratore e dell’attuatore del programma del m5s in materia.
Qui non serve a niente tifare da una parte o dall’altra, non è una partita e c’è solo da perdere.
Cosi come vanno giustamente respinte tutte le illazioni e forzature sui collegamenti tra la nomina al DAP e le frasi dei boss intercettati, non possiamo permetterci di prestare il fianco ad alcuna teoria diffamatoria nei confronti di Nino Di Matteo, reo di essere stato chiamato in ballo a sproposito, in una trasmissione in cui si parlava delle scarcerazioni, quindi di attualità, e di aver enunciato dei fatti che lo riguardano. Peraltro parliamo dello stesso Di Matteo da noi stessi acclamato a più riprese e preso come riferimento nella battaglia contro le mafie.

Nei confronti del magistrato va invece rinnovato il massimo sostegno e tutta la vicinanza politica.
Vi siete chiesti con quali sensi di colpa hanno convissuto e continuano a convivere i detrattori di Giovanni Falcone, Pio La Torre, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Cesare Terranova, Piersanti Mattarella, Boris Guliano, Ciaccio Montalto, Pippo Fava, Mario Francese, Mauro Rostagno, Peppino Impastato e chi più ne ha più ne metta?

Come diceva lo stesso Giovanni Falcone “si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”. I magistrati antimafia si sostengono da vivi, non si commemorano da morti. Impariamo dalla nostra storia.

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