Riprendo un concetto che avevo espresso qualche tempo fa, tornato adesso al centro del dibattito per via delle presunte esorbitanti richieste 😡 degli Elkann al governo italiano.
La Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) può essere definita come una azienda pubblica quando c’è da spendere che diventa azienda privata quando c’è da incassare. È sempre stata abituata così, ovvio che chieda altri soldi o garanzie (per 6,5 miliardi di euro 😱🤦♂️).
La sua storia è un emblema del sostegno trasversale della politica all’impresa privata.
Si narra che per elencare tutti i favori dello Stato alla FIAT, ci vorrebbe una enciclopedia (si parla di varie cifre, sempre a tanti zeri, ma c’è chi arriva a quantificare i finanziamenti statali alla FIAT in 100 miliardi di euro). All’unica famiglia reale rimasta in Italia dopo la cacciata dei Savoia, una mano l’hanno data proprio tutti, da Andreotti a De Mita, da Spadolini a Cossiga, da Craxi a Ciampi, passando per Prodi, da D’Alema a da Giuliano Amato. Chi sotto forma di aiuti, chi di scambio di favori, chi di paletti di protezione e via dicendo.
Tale azienda, che per decenni ha campato di contribuzione pubblica per l’occupazione industriale italiana, ha ovviamente ricambiato il favore aprendo stabilimenti in Polonia, Serbia, Russia, Brasile, Argentina e via dicendo. Per una progressiva perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Si stima che tra il 2000 e il 2017 in Italia si sia scesi da circa 112.000 occupati a circa 60.000, a cui va aggiunto tutto l’indotto.
La storia diventa ancora più tetra quando leggi che l’azienda che più di tutte ha attinto all’albero della cuccagna dei sacrifici degli italiani, oggi si chiama FCA, ha sede legale ad Amsterdam e domicilio fiscale a Londra. La nuova società appartiene a una holding finanziaria della famiglia Agnelli che si chiama EXOR (una volta tale gruppo finanziario si chiamava “istituto finanziario industriale”) e che ha sede legale e fiscale naturalmente in Olanda, ça va sans dire.
La EXOR vanta un fatturato di 144 miliardi di euro e un utile netto di circa 9 miliardi nel 2019. Del gruppo EXOR fanno parte CNH Industrial, il gruppo riassicurativo PartnerRe, la casa automobilistica Ferrari, la squadra di calcio della Juventus, il settimanale The Economist, il gruppo editoriale GEDI (proprietario dei quotidiani la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, il settimanale L’Espresso, più una catena di quotidiani locali e varie radio, che come potete immaginare fanno un servizio di informazione liberissimo). In pratica EXOR è un gruppo olandese che rappresenta la prima società in Italia per fatturato. Tutto molto bello, vero?
Le magie del neoliberismo.
Direi che prima di discutere di qualsiasi cosa con il governo italiano, i ricchi eredi della famiglia reale degli Agnelli dovrebbero perlomeno riportare sede legale e fiscale delle loro società pagate dagli italiani in Italia 🇮🇹, con dietro tutta la produzione.
Se non cominciamo a mettere seriamente in discussione i dogmi del libero mercato e della globalizzazione, il Mondo del futuro sarà tutto in mano a pochi operatori. Il mio terrore è che questa crisi sia l’occasione per i pesci grossi di mangiarsi i pesci piccoli. Perché questo dice la religione neoliberista. La strada è già segnata e potrebbe già essere troppo tardi.
Per aspera ad astra
⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
p.s. A Prins Bernhardplein 200, in un sobborgo di Amsterdam, si trova la Intertrust, azienda specializzata nell’accomodare in Olanda società di ogni genere, che gestisce gli affari di oltre 2.800 aziende europee e mondiali, per un flusso di denaro che si aggira attorno ai 5.000 miliardi di euro ogni anno (oltre a FIAT e Mediaset troviamo a questo indirizzo la Cementir, del gruppo Caltagirone, poi Eni, Enel, Ferrero, Prysmian, Saipem, Telecom Italia, Illy Luxottica Group e tante altre importanti aziende nostrane).
Si va ad Amsterdam per pagare meno tasse (la tassazione sugli utili finanziari è quasi nulla), per controllare più agevolmente i propri affari (il diritto societario olandese aiuta) e perchè le plusvalenze generate nel corso degli anni fiscali restano quasi interamente nelle tasche dei proprietari delle aziende. Tutti denari sottratti alle economie degli Stati di appartenenza, naturalmente.
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