Anche loro, come i Benetton, detenengono da decenni buona fetta delle concessioni. Una miniera d’oro che vale 7 miliardi di euro l’anno complessivi. Ma chi sono?
La loro storia è una storia di successo tipicamente nostrana. Tutto inizia in provincia di Alessandria, quando il fondatore Marcello Gavio inizia a trasportare, con carri trainati da cavalli, cereali e prodotti agricoli. Poi la storia continua e si evolve con i figli ed i nipoti, e specialmente uno di questi, Marcellino, fa fare il salto di qualità al gruppo, portandolo ad essere il quarto gruppo al mondo nella gestione di autostrade a pagamento, con in mano più di 1400 km di reti autostradali situate nel cuore del nord ovest italiano, una delle zone più nevralgiche e trafficate d’Europa. Grazie ai guadagni derivanti dai pedaggi, i Gavio riescono a costruire un impero che oggi vale un miliardo di ricavi l’anno.
La loro come vi dicevo è una storia italiana, una storia di provincia, una storia di successo, una storia che inizia in modo umile e pian piano diventa una storia di grandi concessioni pubbliche, di crolli (della Lucca-Viareggio e della Torino-Savona) e di conseguenti inchieste giudiziarie per le mancate manutenzioni. Ma la loro è anche una storia di passione per la politica. L’immancabile passione per la politica.
Nella storia dei Gavio, infatti, la politica ha avuto sempre un ruolo, un ruolo importante. La storia del ponte interrotto della Asti-Cuneo è una di quelle che racconta il rapporto il loro rapporto con la politica. Parliamo di una concessione che era stata data negli anni ‘80 al gruppo Gavio, ma dopo 9 anni non era stato costruito nulla. La concessione venne dichiarata illegittima. Il Governo però, per evitare ricorsi e contenziosi, concesse ai Gavio la proroga di 12 anni per un’altra autostrada, la Torino-Piacenza, e un rimborso di ben 100 miliardi di lire, indicendo una nuova gara, vinta da un gruppo di imprese tra cui figuravano anche i Gavio. I prezzi di alcuni lotti lievitarono di circa il 270%, tutto rigorosamente pagato dal contribuente italiano.
Una storia infinita e tormentata che in questi giorni ha fatto parlare ancora di sé, visto che secondo il nuovo accordo il completamento dell’opera dovrà avvenire entro i prossimi 4 anni, con una spesa di altri 350 milioni di euro (che spero vadano a operare in autostrade nazionalizzate).
Sempre in tema di rapporti tra i Gavio e la politica, la Fondazione OPEN, che fa capo a Renzi, tra il 2012 e il 2018 (anno in cui è stata chiusa) ha ricevuto finanziamenti anche da loro. Nel 2014, insieme ai Benetton e ai Toto, il gruppo Gavio ha beneficiato dell’articolo 5 inserito nel decreto Sblocca Italia: all’epoca c’era Renzi come premier e Maurizio Lupi come ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. La legge prevedeva per i concessionari la possibilità di modificare la convenzione in corso con lo Stato e stipulare un atto aggiuntivo. Meccanismo che aveva portato le società a ottenere una proroga delle concessioni, contestato dalla commissione Ue e dall’Antitrust, e pesantemente criticato nei giorni del crollo del Ponte Morandi.
A dicembre del 2017, per fare un altro esempio, nella legge di stabilità veniva inserito un emendamento, sempre targato PD, che alza il limite degli appalti concessi in house, dal 20% al 40%, che corrisponde al 75% del totale dei lavori svolti in autostrada. Un mercato di 4 miliardi di euro che di fatto veniva sottratto alla dinamica concorrenziale. Molti dei lavori sulle autostrade del gruppo Gavio sono stati realizzati da Itinera, una società dello stesso Gavio, colosso delle costruzioni anche all’estero. Avendo in pancia sia la società che detiene le concessioni che l’impresa di costruzioni, il guadagno diventa doppio.
Insomma, i Gavio ci sanno fare e conquistano sempre più fiducia dentro il sistema. Non mancano inoltre i finanziamenti ai partiti, legittimi e trasversali. Finanziano la fondazione del presidente Liguria Toti, di Forza Italia, dei Ds, di Prodi e dell’Udc. Per citare ciò che è noto.
Quello delle autostrade è un business che vale circa 7 miliardi di euro l’anno complessivi. In Italia ci sono 25 concessioni autostradali, ma quasi il 70% se appartiene a due grandi gruppi: i Benetton e i Gavio.
Il potere dei signori delle autostrade ha origine dagli accordi stretti nel corso degli scorsi decenni all’interno dei ministeri, e che a lungo sono rimasti sconosciuti ai più. Il business è enorme: stiamo parlando di 5,7 miliari solo di pedaggi, a cui si aggiungono i proventi dalle aree di sosta e di rifornimento, e come se non bastasse anche dagli appalti delle società in house che svolgono i lavori. Un potere economico fortissimo che negli anni ha messo i signori delle autostrade faccia a faccia con la politica, costringendola a scendere a patti, o convincendola a fare i giusti accordi, a seconda dei punti di vista.
In tutta questa meravigliosa storia agli italiani sfugge spesso un passaggio, un dettaglio di non poco conto. Le autostrade le abbiamo pagate interamente noi, gli italiani. Spesa pubblica e profitto privato.
Pensate quante volte abbiamo pagato e ripagato le autostrade, che grande affare queste sono state per alcuni, e quanto sarebbe necessario che queste tornino ad essere del suo legittimo proprietario, ossia lo Stato, ossia i cittadini.
Per aspera ad astra
⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
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