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Mentre Germania e Danimarca cambiano posizione, Centeno se ne va

Mentre a Roma gli avvoltoi, travestiti da distinti operatori del mondo finanziario e delle multinazionali, fanno già a gara per tuffarsi sulle risorse della ricostruzione post COVID19, non so se è chiaro che qui a Bruxelles non si è ancora trovato un accordo sulle cifre e gli strumenti da usare.

Manca infatti una settimana al decisivo Consiglio Europeo dove i big dovranno decidere se approvare, bocciare o modificare in meglio o in peggio la proposta della Commissione Europea di Recovery plan di cui abbiamo a lungo parlato e su cui si è fatta molta disinformazione da entrambi i lati (bocciandola a prescindere o dandola per approvata o come una grande vittoria, quando ancora si sta negoziando e non è stato approvato niente).

La prima cosa che mi sento di dirvi è che mentre i tempi della vita reale stringono, quelli europei non sono ancora maturi e per trovare un accordo si dovrà aspettare probabilmente Luglio, mese in cui comincerà la presidenza tedesca e dove probabilmente si troverà il modo di ritornare al format originale dell’incontro fisico dei leader europei. Certe cose infatti, non sembra possano essere discusse via web.

Nel frattempo i ministri delle finanze ieri hanno dato un’anteprima dello spettacolo a cui, con tutta probabilità, assisteremo tra qualche giorno al Consiglio. Lo scontro ideologico permane e anche se in termini numerici sarebbe impari, visto che il blocco solidale è ben più ampio di quelli dei Paesi frugali (Finlandia 🇫🇮, Paesi Bassi 🇳🇱, Austria 🇦🇹 e Svezia 🇸🇪, coadiuvati da stati dell’est che dall’Europa hanno ricevuto tanto come Ungheria 🇭🇺 e Repubblica Ceca 🇨🇿), non vi è certezza sul raggiungimento del risultato, visto che sarà necessaria una decisione unanime.

Non ho citato la Danimarca 🇩🇰 perché proprio ieri un noto quotidiano danese ha menzionato un documento che il governo sta facendo circolare dove si gettano le basi per abbandonare la posizione austera di questi ultimi mesi riconoscendo il bisogno di un’apertura alla proposta della Commissione Europea 🇪🇺.
Saluto questo cambiamento con le pinze ma è un segnale che qualcosa nel fronte nord europeo si sti sgretolando.

Rimane la Germania 🇩🇪 che resta un caso particolare per peso e ambiguità. Da una parte ha il merito di aver portato insieme alla Francia una proposta interessante, con un budget iniziale di 500 miliardi di euro (non sufficiente), ma che ha fornito la base alla Commissione per la momentanea proposta di 750 miliardi di euro. Dall’altra però ieri, durante la riunione dei ministri delle Finanze dell’Unione europea, in un momento dove bisognerebbe andare cauti, ha rilanciato al ribasso ritornando alla proposta iniziale di 500 miliardi. Un vero e proprio assist agli amici olandesi e austriaci che già affilano le armi per ridimensionare ulteriormente tale proposta nell’incontro di giugno o luglio al consiglio europeo.

Insomma la scontro è appena iniziato e, in piena crisi, il Presidente dell’eurogruppo, il portoghese Mario Centeno, ha annunciato le sue dimissioni dicendo che “non è stato un successo strepitoso”, per non dire altro. In questi mesi abbiamo potuto assistere all’incapacità dell’eurogruppo di prendere in mano la situazione dettando proposte serie per un coordinamento delle politiche economiche. L’abbiamo visto il 16 marzo in piena crisi, dove dopo un lungo tentennamento la Presidente della BCE ha annunciato il programma di quantitative easing PEPP senza alcuna copertura politica.

Restano aperte molte domande. Si troverà un accordo soddisfacente per tutti? Si troverà in tempo utile? Riuscirà l’eurogruppo in futuro ad avere un senso politico? Chi sarà il nuovo Presidente che entrerà in carica il 13 luglio?
Avanti con le scommesse. Il toto nomi è già iniziato.

Per aspera ad astra

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