Recovery: Cronaca di un verdetto.
Dopo una lunga trattativa, come già anticipato da giorni, ogni protagonista di questa due giorni interminabile di negoziazioni europea rivendicherà la propria vittoria. In barba agli interessi della collettività , infatti ognuno guarda al proprio bacino d’utenza e ai propri supporters.
Sin dal primo pomeriggio di venerdi s’intravedevano nuvole all’orizzonte per poter lontanamente pensare di risolvere la questione budget e next generation EU (o recovery fund) in una sola nottata. Cosi dopo le prime battute e inconvenevoli dettati dal primo incontro fisico dei leaders dall’inizio della crisi e gli auguri di compleanno della cancelliera Merkel, l’atmosfera si è subito riscaldata.
Il primo ministro olandese Rutte è andato in escandescenza dopo appena poche ore respingendo al mittente le proposta della Commissione e appoggiata da 3/4 d’Europa di 500 miliardi di euro in sovvenzioni e solo 250 miliardi in prestiti. Dietro la costante e fastidiosa opposizione olandese ci sono le prossime elezioni in casa che si terranno il prossimo anno e dopo la batosta europea ricevuta un anno fa con la vittoria dei socialisti di Timmermans, il liberale olandese ha deciso di ripiegare sull’ostruzionismo sovranista strizzando l’occhio all’elettorato piu’ estremista per continuare la sua egemonia al potere del governo olandese.
Come non si vedeva dai tempi della crisi Greca la trattativa si è protratta oltre le 24 ore con un susseguirsi d’incontri anche bilaterali. Non è House of cards ma poco ci manca. Tra cene e dessert andati di traverso si dice che Il premier olandese Rutte innervosito dall’ostilità e dal gioco di squadra dei paesi del mediterraneo (noi che di coppe del mondo ce ne intendiamo) abbia lasciato in anticipo la cena, borbottando all’uscita con i giornalisti che l’accordo era lontano e che le negoziazioni erano difficili.
Come dicevo precedentemente ogni paese ha i propri interessi e mentre i Paesi Bassi rimangono l’unico ostacolo ad un recovery con 500 milardi di euro di sole sovvenzioni, mentre Austria, Danimarca, Svezia abbaiano timidamente, zitta zitta la Polonia cerca di limitare le future decisioni sulla politica climatica che indirettamente influirebbe notevolmente sulla politica economica di un paese basata sul carbone. L’austria dal canto suo prova a bloccare qualsiasi proposta inerente il problema dei migranti, ognuno con il solo interesse di dettare l’agenda politica del consiglio con l’intenzione d’influenzare attraverso il proprio organo propagandistico, i media, l’opinione pubblica nazionale. In un periodo dove la paura raccoglie voti pur non supportata da fatti e statistiche, il fine giustifica i mezzi.
Il primo giorno del consiglio europeo finisce come era iniziato, con un nulla di fatto. Appuntamento rimandato alle 11h di sabato, per la felicità dei giornalisti, ormai assuefatti al costante posticipo delle ferie (per quelli fortunati) ma contenti per il ritorno sul campo.
Sabato 18 Di prima mattina iniziano a circolare i primi leaks di possibili proposte. Draft e contro draft che si rivelano essere patacche. I leader europei si rivedono come annunciato per le 11, anche se qualcuno ha già anticipato con qualche colazione bi o trilaterale. Il presidente del consiglio europeo, fino ad allora in sordina, annuncia novità. I primi tweet parlano di una proposta messa sul tavolo che cerca di bilanciare le varie richieste arrivate dai vari paesi membri, un gioco di equilibrio rischioso soprattutto vista il duro scambio di battute e la tensione alta tra il Presidente Conte e il Primo ministro olandese. Con il passare dei minuti trapelano le prime indiscrezioni. “The NEW NEGO BOX”. Non chiedetemi chi conia i nomi per queste piani d’azione o proposte, non ho la piu’ pallida idea.
Secondo l’indiscrezione di qualche giornalista apparsa dopo pranzo, il nuovo piano prevede meno soldi alla commissione e più agli stati membri. Il presidente Michel, forse grazie anche al suo essere belga, quindi capace di svincolarsi tra i meandri di una comunità multilingue e frammentata, getta le basi su una proposta che potrebbe riscuotere successo.
La proposta mira a versare piu’ soldi direttamente agli stati membri, concedere un finto veto sotto altro nome al Premier olandese, prevedere uno sconticino ai frugali e tagliare le risorse gestite dalle istituzioni europee.
Per quanto concerne il finto veto, si considera che se uno stato membro contesta la decisione della commissione su i piani di riforma nazionali e esborso, ha tre giorni per deferire la questione al consiglio europeo o Ecofin.
Nella nuova proposta i sussidi a fondo perduto sarebbero 450 miliardi di euro e non più 500, mentre i prestiti aumenterebbero da 250 a 300 miliardi. Proposta che potrebbe accontentare i paesi del sud che perderebbero 50 miliardi dalla proposta iniziale.
Per bilanciare il maltolto, (lo definirei merce di scambo), Michel propone di aumentare i rebates (cioè gli sconti per quei paesi contributori netti), gesto che fa infuriare anche il sottoscritto e che dimostra come nessuno regala niente a nessuno. Da notare pero’ che solo Danimarca, Svezia e Austria sono beneficiari dell’aumento dello sconto mentre rimane a bocca asciutta il premier olandese Rutte e la Germania.