Nel famoso incontro in streaming (ah, la trasparenza!) del 2014,
Beppe Grillo
, tra le varie cose, rinfacciava a Matteo Renzi l’abuso di decreti-legge (dove si infila di tutto e si mette spesso la fiducia per evitare emendamenti), che di fatto umiliava il parlamento a ruolo di ratificatore delle decisioni del governo. Sottraendolo del ruolo di legislatore che la Costituzione gli affida agli articoli 70 e seguenti.
Beppe aveva ragione, ma non poteva sapere che il
MoVimento 5 Stelle
al governo, sia nel Conteprimo con la Leganord, che nel Contesecondo con il PD, avrebbe fatto esattamente la stessa cosa. Superando nei numeri lo stesso governo Renzi (hanno fatto più decreti solo i governi Letta e Monti).
L’abuso sistematico dell’uso dei decreti legge, previsti dall’articolo 77 della Costituzione per i soli “casi straordinari di necessità e urgenza”, che va avanti da decenni dovrebbe lasciar intendere quel che i partiti (e il popolo silente, aggiungerei) pensano del parlamento e del ruolo dei parlamentari.
Di fatto oggi abbiamo 945 nominati dalle segreterie di partito (non eletti a suffragio universale) che ratificano con il loro voto le scelte della segreteria di partito stessa. Aggiungiamo, per corretta informazione, che il funzionamento dei partiti non è regolata dalla legge e spesso non risponde ad alcun processo e controllo democratico. Nella prassi, salvo alcuni virtuosi casi, i partiti dettano una linea politica ai parlamentari che nella maggior parte dei casi corrisponde all‘esclusivo volere di di chi controlla quel partito, con frequenti commistioni tra interesse pubblico e privato.
Negli anni all’abuso di decretazione si è aggiunta la malsana prassi di reiterarli (29 volte un decreto nella prima repubblica, ad esempio), di infilare dentro i decreti di tutto (i cosiddetti “decreti omnibus o decreti salsicciotto”, in violazione quindi anche al principio di omogeneità del decreto stesso) e non ancora soddisfatti a questi abusi si è aggiunto anche quello di mettere anche la fiducia sul decreto stesso. Di modo che l’ultima prerogativa dei parlamentari (ossia emendare il testo) decade e l’unica loro funzione è quella di votare SI o NO alla fiducia (il Conte2 ha messo la fiducia a 1/3 delle leggi, di più aveva fatto solo il famigerato governi tecnico guidato da Monti, con il 45%). Dietro la fiducia vi è il naturale ricatto ai parlamentari di una caduta del Governo e quindi il rischio di tornare al voto e non essere quindi più nominati dalla segreteria politica stessa per partecipare ad un altro giro di giostra.
Per gli amanti della democrazia rappresentativa è bene tenere presente che così funziona la democrazia in Italia oggi, e a prescindere dal fatto che questi siano 945 o 600 (600 per me è un numero più che sufficiente se hanno prerogative piene, per come funziona oggi sarebbe anche abbondante), è fondamentale che i cittadini;
1- pretendano una legge elettorale che gli consenta di scegliere i parlamentari e chiudere per sempre la stagione di nani e ballerine nominati in parlamento (nonché padroni di partito che si nominano i propri avvocati e professionisti per farli pagare agli italiani);
2- pretendano che i parlamentari siano espressione dei territori, basta gente piazzata in altre regioni in collegi sicuri o gente dello spettacolo messa qua e là per prendere voti che poi continua a farsi gli affari suoi o usa la visibilità politica per la propria carriera;
3- Pretendano che le leggi si facciano in parlamento, sotto la piena responsabilità dei parlamentari. E che decreti e fiducia vengano utilizzati per le ragioni previste in costituzione;
4- Controllino l’operato dei propri rappresentanti attraverso gli strumenti di trasparenza che oggi sono disponibili. Verificando che siano presenti e lavorino per il bene comune e del territorio da cui provengono, che li ha eletti e li paga.
5- pretendano che i programmi e gli obiettivi decantati in campagna elettorale siano chiari (con tutte le variabili possibili) e si possa verificare lo stato di avanzamento degli stessi.
Un Paese maturo deve saper pretendere, su tutti i partiti nessuno escluso, queste 5 semplici cose.
Altrimenti l’unica cosa che si otterrà è avere 600 ratificatori (o peones/schiacciabottoni come volgarmente vengono definiti), al posto di 945. Il che è sicuramente un positivo risparmio e un adeguamento a Paesi simili al nostro, ma non risolve il problema.
Io credo che il potere burocratico e delle multinazionali, che dettano legge, sia assai più incisivo di quello politico, che è comunque soggetto al giudizio popolare. Ma per avere un potere politico che prevale su quello burocratico e privato, è necessario che questo sia centrale nelle decisioni, legittimato e responsabilizzato.
Votare si per diminuire il numero dei parlamentari è cosa giustissima e chi vi dice che si restringe la democrazia vi sta raccontando una cazzata gigante, per le ragioni di cui sopra e perché il numero attuale fu previsto nel ‘63, in un’altra Italia, prima di Regioni e parlamento europeo e delle divisioni di competenze legislative (lo spiego in questo post, leggetelo
https://www.facebook.com/554297734597392/posts/4022910804402717/).

Quindi giusto votare SI e ridurre il numero, ma ancora più giusto pretendere che vengano fatte quelle 5 cose. Altrimenti altro che democrazia, stiamo parlando di una partitocrazia, retta da una sondaggiocrazia, al servizio di burocrazia e grandi potentati economici.
Per aspera ad astra
Link al post originale: https://www.facebook.com/Corraofb/posts/4032832063410591