Il 1963 era l’anno in cui veniva ucciso brutalmente a Dallas John Fitzgerald Kennedy e in cui Tito veniva proclamato Presidente a vita della Repubblica Jugoslava. Ci lasciava Giovanni XXIII e veniva accolto Paolo VI.
Il 1963 era l’anno del memorabile “I have a dream” pronunciato da Martin Luther King al Lincoln memorial di Washington DC e dello storico discorso di Malcolm X a Detroit. Era anche l’anno del primo e del secondo LP dei Beatles, della fondazione della Lamborghini e del mai dimenticato disastro del Vajont.
L’Italia del 1963 era un Paese raccontato da “comizi d’amore” di Pierpaolo Pasolini, un Paese in cui la Fiat vende 650.000 autovetture e la Rai supera i 4 milioni di spettatori, 4 volte di più del milioni di 5 anni prima. L’Italia del 1963 è una Italia antica che cresce, e con i consumi e l’economia cresce anche il numero di deputati e senatori. Lo si porta ad un totale di 945, 630 deputati e 315 Senatori.
Nel 1963 in Italia, l’unica rappresentanza legislativa, per gli italiani, era proprio quella data dalla Camera e dal Senato.
L’Italia del 1963 è un Paese in cui le distanze, nei territori, erano ancora molto importanti e i 945 (eletti direttamente dal popolo) avevano un reale onere di rappresentanza, che li rendeva responsabili nei confronti del loro territorio e dei cittadini.
Nel 1970 furono istituite le regioni a statuto ordinario e quindi aggiunti 720 consiglieri regionali ai 331 già presenti in quelle a statuto speciale, consiglieri che a volte si chiamano “onorevoli” e che sono accompagnati da indennità e benefit simili a quelli dei parlamentari. Le Regioni legiferano su alcune mateire in maniera esclusiva ed in altre in modo concorrente con lo Stato, secondo il disposto dell’articolo 117 della Costituzione.
Nel 1979 furono aggiunti, sempre a rappresentanza degli italiani, 81 parlamentari europei eletti a suffragio universale. Che con la varie riforme intercorse oggi sono co-legislatori (con il Consiglio Europeo) su molte materie la cui competenza è europea.
I 945 parlamentari del 1963 (eletti dal popolo come i regionali ed europei successivamente) erano il cuore della democrazia rappresentativa, della repubblica parlamentare. Il parlamento era il luogo dove si proponevano, discutevano e approvavano le leggi, si doveva lavorare sia per rappresentare i difficili e lontani territori che nelle commissioni parlamentari per legiferare.
Oggi, nell’epoca dei messaggi istantanei, delle distanze eliminate, i 945 parlamentari previsti nell’Italia del 1963 non rappresentano più o meno nessuno, sono nominati dalle segreterie di partito, spesso fuori dai propri territori per ragioni di convenienza (vedi la toscana boschi messa in un seggio sicuro in trentino o il milanese salvini eletto senatore in calabria), non hanno vincoli con le proprie circoscrizioni, non sono tenuti più di tanto a legiferare, in quanto lo Stato ha perso potestà legislativa in molte materie in luoogo delle Regioni e dell’Unione Europea, e vanno avanti (quelli che partecipano, perchè un numero enorme è assente cronico e continua a fare allegramente il suo lavoro, mentre viene pagato dagli italiani) in quei 3-4 giorni “di lavoro” a convertire decreti o a votare la fiducia su decreti governativi su cui non si possono neanche fare emendamenti.
Non sono un fanatico e, quando lo merita, critico aspramente il mio partito, ma su questo tema vi invito a superare posizioni ideologiche e ragionare su queste poche righe. Chi vi dice che si sta tagliando la “rappresentanza” o “la democrazia” vi dice una cazzata. Perchè sta difendendo l’Italia del 1963, per completare dovrebbe richiedere che si torni ad avere la condizione istituzionale e il funzionamento di quel tempo. Operazione che, a mio modesto parere, potrebbe riuscire soltanto all’illuminato “Doc” Emmett L. Brown (;-)) e non certo ai tragicomici Brunetta o Calenda di turno.