,,,

A tutto gas. SOS Europa, il Grande Risiko europeo della Germania

Il ritorno dalle vacanze, per quei pochi fortunati, non poteva che essere caotico.

Mentre la maggior parte dei paesi in Europa fronteggiano in maniera sparsa e disorganizzata lo stato d’ emergenza dettato dalla crisi covid 19, nuvole si addensano all’orizzonte con minacce esterne e interne sul futuro dell’unione europea.

Mettendo da parte per il momento le polemiche e le difficoltà dettate da una crisi imprevedibile che invece di unirci sta dividendo il nostro paese, vorrei attirare la vostra attenzione (o quella dei più) su quanto sta accadendo attorno a noi, come italiani prima e come europei dopo, visto che almeno geograficamente in Europa vuoi o non vuoi ci siamo dentro.

Tre sono le spine nel fianco che potrebbero nel lungo termine portare l’Europa sull’orlo di una crisi sociale e geopolitica che se sommata ai danni economici causati dal covid 19 diventerebbe ingestibile con scenari che fino a qualche anno fa sarebbero stati inimmaginabili.

  1. La relazione con la Russia aggravata sempre più dal tentato avvelenamento dell’oppositore Navalnyj è arrivata ad un punto di non ritorno.

 

  1. La strategia Turca che sta sconvolgendo i già fragili equilibri nel mediterraneo.

 

  1. La Germania e il suo semestre europeo. Dopo un iniziale ventata di cambiamento s’intravedono le prime avvisaglie di un ritorno all’austerity a crisi covid 19 terminata.

 

  • La Russia pur non dando troppo nell’occhio, è sempre più ago della bilancia nella futura politica europea, che sia economica, energetica, diplomatica o della crisi dei migranti. Un futuro che non si prospetta roseo visto l’influenza che nonostante le sanzioni imposte continua ad esercitare attraverso i suoi stati satelliti (Ucraina e Bielorussia) posizionati geograficamente nel cuore d’Europa e il più grande progetto di gasdotto Nordstream 2 quasi completato che unirebbe la Russia con la Germania.

 

È proprio quest’ultimo progetto che mi lascia perplesso. Da un punto di vista climatico ed energetico dopo i roboanti annunci del New Green Deal da parte della Commissione Europea con tanto di sviolinata dei leader di mezza Europa si darebbe spazio ad un progetto che favorirebbe l’importazione di gas, non proprio all’avanguardia tra le fonti di energia pulite,  che obbligherebbe all’utilizzo di un infrastruttura appena inaugurata per almeno 20 anni.

Da un punto di vista politico e geopolitico assistiamo all’ennesima ipocrisia tedesca. Da una parte promotrice delle sanzioni alla Russia e dall’altra flirtando per la costruzione finale del gasdotto che porterebbe il gas direttamente dalla Russia in Germania e di conseguenza in Europa ( con chiari vantaggi in termini di costo e trasporto per quest’ultima). Per farla breve, la realizzazione del gasdotto porrebbe i consumatori tedeschi in una posizione di vantaggio rispetto agli altri consumatori europei, dal momento che ricevendo per primi il gas lo pagherebbero ad un prezzo inferiore rispetto agli altri, che dovrebbero invece sopportare anche i costi del trasporto.

Situazione complicata che oltre a non andare incontro alle nuove direttive del Green Deal rischierebbe di mettere la Germania, il paese più potente d’Europa che da un decennio guida il vecchio continente, in una posizione scomoda con un alto rischio d’influenza russa che potrebbe minacciarla a livello energetico qualora chiudesse i rubinetti del gasdotto.

In Germania a parte l’attuale governo e i social democratici che hanno sempre flirtato con i russi, gli oppositori non demordono a cominciare dai Green che osteggiano la costruzione del gasdotto per chiari motivi ambientali e qualche leader all’interno dello stesso CDU come Norbert Röttgen uno dei candidati a succedere alla Cancelliera Merkel.

Insomma il futuro della Germania si potrebbe delineare nelle prossime settimane con un difficile gioco d’equilibrio tra le accuse a Putin per la costante violazione dei diritti umani, dopo l’avvelenamento del acerrimo oppositore Alexey Navalny, le sanzioni che danneggiano gli stati membri, in particolar modo gli agricoltori e produttori italiani e i propri interessi nazionali che porterebbe la Germania a beneficiare di Gas a bassissimo costo.

  • La Turchia dal canto suo si trova una posizione di gioco forza analoga a quella russa. Anzi gli interessi s’intrecciano. Malgrado una crisi economica non indifferente che attanaglia il paese turco il Presidente Erdogan in barba a qualsiasi principio di diritto dell’uomo sta giocando d’azzardo non solo in casa ma in tutto il mediterraneo.

 

Giocando di sponda con la federazione Russa da una parte e i finanziamenti del Qatar dall’altra, il piccolo sultano è riuscito nell’impresa d’ imbastire una strategia non tanto bellica ma geopolitica di tutto rispetto con l’unico obiettivo di rendere la Turchia energeticamente autosufficiente (ad oggi dipende al 60% dalla Russia e 20% dall’Iran).

Da una parte la contesa delle enormi riserve di gas presenti tra Grecia e Cipro, in cui la Turchia attraverso azioni di pura provocazione, trivellazioni ed esercitazioni militari, tenta di aver il pieno controllo con la rivendicazione dell’indipendenza della parte turco cipriota.

Dall’altra con l’influenza della Turchia nel nord Africa attraverso alleanze mirate che darà non solo un’altra alternativa per l’approvvigionamento energetico ma anche il controllo di una regione a forte propensione migratoria che di fatto accerchierebbe l’Europa da Est a Sud.

Una battaglia che l’Europa sta perdendo e affrontando superficialment, presa dalla crisi covid 19 ed un impatto socioeconomico pesante che sta deteriorando il tessuto sociale di tutti i paesi membri.

Manca un approccio comune per affrontare il versante Turco che mette ancora una volta in evidenza le diverse priorità, con Grecia, Italia e Francia pronte ad intervenire con sanzioni e la Germania che prende tempo nel nome dell’interesse nazionale.

  • In questa crisi senza confini non poteva mancare la ciliegina sulla torta. Il semestre tedesco cominciato in poppa magna con annunci faziosi che parlavano di visione comune europea e di solidarietà, da qualche giorno comincia a registrare una retromarcia inaspettata e la parola austerity è tornata in auge.

Prima la Cancelliera Merkel e poi il Presidente della Banca Centrale Tedesca (detta BUBA) Wiednamm si sono esposti attraverso interviste parlando già di rispetto di bilanci e facendo chiaramente riferimento all’austerity, politica che ha già segnato per un decennio la crisi finanziaria in peggio.

Che dire, siamo solo a settembre ma l’autunno si annuncia già caldo e pieno di sfide non solo nazionali.

Condividi