Intelligenza artificiale AI. La tecnologia che cambia la nostra vita

Nella nostra quotidianità quante volte sentiamo parlare di intelligenza artificiale [AI]? Capita di parlarne nel nostro ambiente di lavoro, al supermercato, in farmacia piuttosto che a scuola, nelle associazioni culturali o nei social network? Purtroppo se ne parla ancora troppo poco anche se, proprio l’Intelligenza Artificiale, è presente in tutti questi settori – ed in molti altri – che impattano nella vita di tutti i giorni di tutti noi.

Nell’ultimo ventennio lo sviluppo di questa tecnologia ha acquisito una velocità impressionante, arrivando a stravolgere molte delle regole e consuetudini alle quali eravamo abituati.  L’argomento è talmente vasto e complesso che ancora oggi non risulta facile definire l’intelligenza artificiale, ma proveremo a farlo insieme. L’intelligenza – in generale – la possiamo definire come la capacità di comprendere e realizzare fini complessi.

Ma per trovare il significato di quella artificiale dobbiamo partire dalla sua genesi che può essere ricondotta agli inizi degli anni 40 del secolo scorso, grazie al genio di ad Alan Turing [a tal proposito vi segnalo il film “The Imitation Game” basato sulla sua vita]. Lo sviluppo dell’AI continua negli anni 50 ed attraverso continue accelerazioni – sempre più frequenti – arriva all’attuale era del deep learning ovvero l’apprendimento basato su reti di neuroni artificiali digitali che permettono ad un computer di acquisire alcune capacità del cervello umano attraverso programmi che superano le capacità umane come – ad esempio – il riconoscimento automatico degli oggetti. 

L’Intelligenza Artificiale [AI] oggi la troviamo ovunque e per funzionare si nutre dei nostri dati [intesi come Big Data, Mega Dati, Open Data – tutti temi dei quali si parla, anche in questo caso, sempre troppo poco. L’Ai è presente nella finanza, nella produzione di beni, nell’analisi predittiva dei costi, in agricoltura, trasporti [guida autonoma], nelle comunicazioni così come nella sanità, nel settore dell’energia, e molto, molto altro.

Negli Stati Uniti D’America già dal 2018 è in corso un fitto confronto per inserire queste tematiche all’interno del mondo della scuola. Anche in Italia è giunto il momento di agire in questa direzione dove è necessario alzare gradualmente il livello del confronto per traguardare – il prima possibile – una sperimentazione nelle scuole dell’obbligo italiane inserendo finalmente la formazione del pensiero computazionale e del coding.

L’Intelligenza Artificiale sarà la “next big thing” dell’economia mondiale, la quale, come la Blockchain, già viene considerata come la prossima grande innovazione per ogni business.

  • Nel mondo dei programmi televisivi l’AI arriverà a processare una mole incredibile di dati raccolti sia da sensori corporali che quelli recuperati nelle piattaforme dello streaming per valutare il livello di coinvolgimento del pubblico e dunque predire il successo di un programma rispetto un altro;
  • Nel campo medico sarà utile per intervenire su malattie degenerative, per interromperne lo sviluppo grazie ad un dosaggio di farmaci che si adatterà al paziente grazie a degli algoritmi che oggi sono in fase di sperimentazione;
  • Perfino il settore artistico sarà coinvolto dato che recentemente la casa d’aste britannica Christie’s ha venduto un’opera d’arte realizzata grazie all’intelligenza artificiale per una somma di 432.500 dollari.

È giunto altresì il momento di interrogarsi su tutto quello che – purtroppo – potrebbe andare storto in questo incredibile processo di progresso tecnologico, poiché nel mondo delle innovazioni esiste sempre un lato oscuro che è bene prevenire e combattere duramente. 

Nel mondo a me più vicino – quello della politica – l’intelligenza artificiale potrebbe giocare brutti scherzi alle democrazie di tutto mondo perché potrebbe essere utilizzata – ad esempio – per costruire fake news o video elaborati dal DeepFake [leggi anche https://www.ignaziocorrao.it/deep-fake-genio-o-pericolo/ ]. 

E’ infatti possibile creare algoritmi di sortytelling per costruire ad arte delle fake news e dunque alimentarle automaticamente sentimenti avversi ad una controparte politica – magari proprio negli ultimi mesi di una campagna elettorale – grazie al lavoro di migliaia di bot [termine che deriva dalla parola robot, ovvero un algoritmo che agisce nella rete come se fosse una essere umano in carne ed ossa]. Con questo sistema è possibile impostare degli algoritmi di AI per delle storie che generino – ad esempio – odio verso un gruppo di persone: in poche ore è possibile produrre una campagna di sentimenti avversi automatica che si diffonderebbe nel web anche grazie a degli utenti veri i quali, condividendo il sentimento, farebbero rimbalzare le fake news accelerandone la diffusione in modo esponenziale.

Per fortuna l’innovazione arriva in nostro soccorso utilizzando gli stessi strumenti per smascherare notizie false generate dalla stessa AI; una sorta di lotta tra guardia e ladri digitali che forse faremo meglio a prevenire attraverso l’educazione di genitori e figli, dando un ruolo di maggiore conoscenza e consapevolezza alle scuole, che non possono più ignorare questa straordinaria evoluzione del mondo digitale. Prima impareremo a comprendere le dinamiche dell’Intelligenza Artificiale e maggiori possibilità avremo di non esserne vittime [più o meno consapevoli].

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